Bibi: "Pronti a una nuova guerra a Gaza". Ma è rissa alla Knesset

Netanyahu: rinascita su 7 fronti, distruggeremo Hamas. Scontri tra agenti e parenti degli ostaggi

Bibi: "Pronti a una nuova guerra a Gaza". Ma è rissa alla Knesset
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Tensione altissima in Israele, con la Knesset che si trasforma in un ring in cui a perire sono i parenti degli ostaggi ancora a Gaza, sempre più in ansia per la sorte dei propri cari. Dal governo si susseguono annunci di avvertimento di un ritorno alla guerra contro Hamas, in forma ancora più dura, anche se il primo ministro Benjamin Netanyahu precisa: «Siamo ancora nell'accordo». L'obiettivo è convincere gli estremisti palestinesi a un prolungamento della tregua, ma l'esito dell'ennesimo braccio di ferro è del tutto incerto e fra i familiari degli ostaggi dilagano preoccupazione e critiche all'esecutivo. Si è chiuso con due feriti il tentativo di alcuni membri del Consiglio di ottobre (il gruppo che rappresenta ex ostaggi e familiari delle vittime del 7 ottobre) di accedere alla tribuna degli ospiti durante la seduta plenaria speciale del Parlamento, in cui si è chiesto di istituire una commissione statale d'inchiesta sulla strage. In una lettera letta in Aula, il padre dei Bibas, Yarden, ha chiesto all'esecutivo di assumersi la responsabilità dei propri errori. Al termine dello scontro con le guardie di sicurezza, i parenti che sostengono l'apertura dell'indagine hanno definito «inaccettabile la violenza alle famiglie» e chiesto le dimissioni del presidente della Knesset, Amir Ohana.

Nelle stesse ore, l'esercito diffondeva l'esito della seconda inchiesta sulle 40 «battaglie» avvenute il 7 ottobre, che ha stabilito come il kibbutz di Kfar Aza sia stato preso in un'ora dai terroristi, mentre i soldati sono arrivati sul posto soltanto due ore dopo.

Di fronte al plenum del Parlamento, Netanyahu ha avvertito Hamas: «Se non libera gli ostaggi, pagherà un prezzo inimmaginabile». «Ci stiamo preparando per le prossime fasi della Guerra di Rinascita, su 7 fronti», ha aggiunto il premier, il cui obiettivo è minacciare il ritorno al conflitto per allungare la tregua e riportare a casa gli ostaggi.

Prima di lui, più duro ed esplicito, è stato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader dell'estrema destra: «Dopo il blocco degli aiuti, il prossimo passo di Israele per Gaza sarà quello di tagliare l'elettricità e l'acqua e poi un attacco, che porterà all'occupazione della Striscia e al lancio del piano di Trump». L'ex ministro Ben Gvir chiede di «soffocare» Hamas, «bombardare i depositi di aiuti» e far «sopportare l'inferno a Gaza»

Israele ha deciso di fermare l'ingresso di aiuti dopo che Hamas ha rifiutato il prolungamento della prima fase di tregua per altri 42 giorni, il cosiddetto piano Witkoff, dal nome dell'inviato di Trump.

Hamas dovrebbe riconsegnare il primo giorno la metà dei rapiti ancora vivi a Gaza (24 su 59) e l'altra metà alla fine, se si troverà un accordo per chiudere il conflitto. Ma i terroristi accusano Israele di voler rilanciare l'aggressione. E i parenti degli ostaggi temono per i propri cari.

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