Ha scelto il rosa cipria il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per accogliere i sette grandi della terra a Borgo Egnazia e non ha sbagliato vista la passione degli ospiti (e degli accompagnatori) per il gelato al mirtillo. Spruzzi di glamour e folklore, in una giornata caratterizzata da ragionamenti e geopolitica. Ma dopo il peso del desco fatto di decisioni impegnative (Ucraina) e prospettive più (Italia) o meno (Francia) incoraggianti, vale la pena di affrescare uno spaccato di ciò che è stato il G7 all'ombra dei muretti a secco pugliesi.
Ed ecco svettare, su tutti, il sorriso sincero di Giorgia Meloni, a suo agio ormai tra trulli, ulivi e Negramaro, vero e proprio passepartout per una padrona di casa che è sembrata assolutamente navigata in un ruolo complicato, ma anche assolutamente felice nel degustare i sapori di questo quadrante agroalimentare di pura eccellenza. Del resto Massimo Bottura, chef di valore mondiale, ha avuto il duro compito di creare una carrellata di tutte le eccellenze italiane, accompagnate da un vino doc (per questo invidiato) come quello prodotto poco più a Sud da Bruno Vespa, in agro di Manduria, borgo di origine messapica ma anche sanscrita, che ha dato i natali al famoso vino Primitivo.
Non solo i grandi giunti in Puglia (tranne l'affaticato Joe Biden) hanno gradito non poco antipasti, taralli, scorfano e pomodorini, acconciati con italica maestria nella cena ufficiale offerta dal Capo dello Stato a Brindisi. Ma le delegazioni si sono sbizzarrite nel provare con mano (e con il senso principe da queste parti, il gusto) cosa significa la Puglia in tavola.
I banchetti per le viuzze di Borgo Egnazia sono ristoro assoluto, non solo per le menti alle prese con le sanzioni alla Russia, l'intelligenza artificiale o il Piano Mattei, ma per gli occhi dei partecipanti che si sono riempiti a sufficienza. Difficile trovare altrove questi colori e questa miscellanea di gusti, come la crema di burrata di Andria, seppur sia ormai merce di grande esportazione: ma degustata in questo paradiso, hanno detto a voce alta consorti e partner, non ha eguali. Tra i tifosi più accaniti del nettare bianco caseario c'è il premier canadese, mentre il giapponese Fumio Kishida ha sondato «l'altro» sushi, quello scorfano del basso Adriatico che ha richiamato golosoni dai cinque continenti.
Nessun tacco rotto tra le chianche, ed è già una notizia, al pari di un'altra ghiotta notizia: la mise di Volodymyr Zelensky, la consueta mimetica che tutto il personale pugliese ha apprezzato non tanto per il significato, quanto per il colore. Quel verde ulivo, che da queste parti è sinonimo di convivialità. E poi c'è chi, Rishi Sunak, ha deciso per 48 ore di non pensare alla sua campagna elettorale e di tuffarsi in mozzarelle e stracciatella, cosa che invece non ha fatto Emmanuel Macron, troppo preso dagli incubi lepeniani ma con il rischio di prendere decisioni a stomaco vuoto, che non è mai una buona abitudine.
Il percorso enogastronomico preparato per il G7, d'altronde, non lascia scampo: solo un autolesionista potrebbe decidere di ignorarlo o magari un tifoso della farina di insetti, che da queste parti sarebbe condannato a bene una buona dose di cicuta. Il pane col pomodoro, cibo della povertà di un tempo, racconta storie e anime, popoli in viaggio e porte aperte che offrivano ristoro, sin da quando i Crociati rientravano dalla Terra Santa e sbarcavano a Brindisi o a Trani. Oggi è il re degli aperitivi, condito con leccornie a chilometri zero, come il cappero di Locorotondo, il capocollo di Martina Franca e un certo tipo di olio pugliese, di cui nello staff di Giorgia sono ormai follemente innamorati.
Colori, sapori, gusti, anime e sensazioni. Sembra che il cancelliere tedesco Olaf Scholz abbia fatto un fioretto, pur di non perdere le elezioni contro la Cdu e AfD rinuncerà alla sua birra bavarese, per virare sul rosolio prodotto a Massafra.
E pazienza se Potus ha saltato il pranzo ufficiale alla presenza di Sergio Mattarella, potrà recuperare semmai alla fine della sua campagna elettorale quando, a novembre, in Puglia sempre da queste parti si stappa un altro cameo. Il novellino di Primitivo, dal colore rosso porpora e dai riflessi violacei, di quel colore che si ammira ancora in certe processioni pasquali rigorosamente al sud. Chiedere a Bruno e Giorgia, ne vanno matti.
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