Il braccio di ferro sulla tregua. Bibi: "Una pausa, poi vedremo"

Netanyahu: "Stop temporaneo per liberare gli ostaggi, la guerra non si ferma". Ben Gvir: "Se firmi cade il governo". Il G7 in pressing su Hamas: "Accettate"

Il braccio di ferro sulla tregua. Bibi: "Una pausa, poi vedremo"
00:00 00:00

Sì a una tregua di sei settimane a Gaza, no alla fine della guerra. Benjamin Netanyahu rompe gli indugi sul piano di pace presentato da Joe Biden e apre alla prospettiva di una pausa temporanea dei combattimenti, anche se gli alleati dell'ultradestra si mettono di traverso e minacciano di far cadere il governo se arrivasse il via libera a un accordo «sconsiderato, che mette fine alla guerra senza la distruzione di Hamas». In un discorso alla Commissione difesa della Knesset, il primo ministro israeliano ha spiegato che ci sono dei «gap», dei vuoti tra la versione israeliana e il resoconto di Biden, «incompleto» perché alcuni dettagli non sono stati presentati al pubblico nella proposta di cui il presidente americano ha reso partecipe il mondo venerdì scorso, «per fare pressione su Hamas», ha spiegato la Casa Bianca. Ma alla fine «Bibi» ha ammesso che «la guerra verrà fermata per riportare indietro gli ostaggi, e poi discuteremo», intendendo con questo che c'è il suo consenso alla sospensione dei combattimenti per sei settimane, come prevede la prima delle tre fasi della «road map» diffusa da Biden e che, secondo Washington, rispecchia accuratamente la proposta israeliana.

Dopo mesi di trattative, si potrebbe finalmente trovare l'intesa fra i belligeranti, per la liberazione di un primo gruppo di ostaggi. Hamas, secondo il ministro degli esteri egiziano, avrebbe accettato la proposta americana, anche se avrebbe chiesto agli Stati Uniti garanzia sulla fine delle operazioni nella Striscia. In attesa di un pronunciamento ufficiale, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, ha esortato il gruppo estremista ad accettare: È un accordo molto serio, è il migliore per mettere fine a questo conflitto».

Nulla è ancora ufficiale né deciso, anche se l'intesa potrebbe essere a un passo. A ostacolare il cammino ci sono i due esponenti dell'estrema destra del governo israeliano, il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, e quello della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. Entrambi hanno minacciato di far cadere l'esecutivo se Netanyahu accetterà la proposta illustrata da Biden, a cui può dare luce verde il Gabinetto di guerra israeliano, composto da premier, ministro della difesa e tre «osservatori».

A offrirsi in soccorso del governo c'è il leader dell'opposizione, Yair Lapid, che ha proposto una «rete di sicurezza» all'esecutivo, se i partiti di estrema destra ne uscissero. «I nostri ostaggi devono ritornare. Ben Gvir e Smotrich non possono impedire loro di tornare a casa. Stanno morendo lì - ha spiegato Lapid - Ci sarà tempo per eliminare Sinwar e Deif, per eliminare Hamas. Non c'è più tempo per gli ostaggi», ha concluso.

Anche la piazza, composta dai familiari dei rapiti e da molti oppositori di Netanyahu che lo accusano di aver trascinato il Paese in questa situazione, chiedono che si faccia di tutto per chiudere l'intesa prima possibile. Ogni minuto è questione di vita o di morte per i 120 ostaggi in mano agli integralisti dal 7 ottobre, di cui almeno una trentina (ma rischiano di essere molti di più) deceduti in prigionia (degli ultimi 4, probabilmente prigionieri a Khan Younis, l'esercito ha annunciato la morte ieri, anche se il decesso risalirebbe a mesi fa).

Saranno ore decisive le prossime, precedute da una telefonata di Biden con l'emiro del Qatar, Tamim Al Thani, mediatore insieme all'Egitto, dove si svolgono i negoziati. Pieno sostegno all'intesa è stato espresso dai leader del G7: «Chiediamo ad Hamas di accettare questo accordo, che Israele è pronto a portare avanti, e invitiamo le nazioni che hanno influenza su Hamas a contribuire a garantire che lo faccia», è il messaggio dei Grandi, che chiedono «una soluzione dei due Stati».

A Gaza intanto si continua a combattere e a morire.

Le vittime sono oltre 36mila. A nome dello «Stato di Palestina» un funzionario dell'Anp ha chiesto alla Corte internazionale di Giustizia dell'Aia (Cig) di potersi unire alla causa del Sudafrica contro Israele per «genocidio».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica