Bruciati 116 miliardi di consumi Sangalli: "Stop a burocrazia e fisco"

Alla fine del 2020 ogni italiano avrà speso 1.900 euro in meno

Bruciati 116 miliardi di consumi Sangalli: "Stop a burocrazia e fisco"

La pandemia ha colpito i consumi in tutta l'Italia. Ma sono le regioni settentrionali ad avere pagato il prezzo più alto. A fine anno il calo dei consumi potrebbe attestarsi al 10,9%, pari a 116 miliardi complessivi. Ogni italiano avrà ridotto i consumi di 1.900 euro, secondo una stima dell'Ufficio studi di Confcommercio sulle ripercussioni del covid e del lockdown sulla spesa delle famiglie.

Il Nord, secondo le previsioni della principale associazione del commercio, perderà di più rispetto al resto della penisola: meno 11,7%, con quasi il 60% del calo complessivo concentrato nelle sue 8 regioni e con la Lombardia che registra la maggiore perdita in valore assoluto: oltre 22,6 miliardi di consumi.

La contrazione più marcata è quella del Trentino Alto Adige, (-16%). Al Sud la riduzione è più contenuta: -8,5%. A fare la differenza secondo Confcommercio è anche la minore presenza nelle regioni meridionali di turisti stranieri e la presenza di lavoratori il cui reddito non ha risentito della crisi. Quindi principalmente statali e lavoratori tipici.

Questo non significa che il Sud risentirà meno della crisi, visto che «le capacità di reazione dell'area sono ben più ridotte». Quindi «si deve ipotizzare che il Sud soffrirà almeno quanto il resto del Paese in termini di tempi di recupero delle pure più esigue perdite patite nel 2020».

Futuro incerto anche per la Lombardia «regione produttiva per eccellenza e traino dell'economia nazionale», che «sta pagando un prezzo tra i più alti all'emergenza sanitaria e al conseguente lockdown. In più, settembre e l'autunno si preannunciano molto difficili: per questo bisogna agire subito con misure concrete per aiutare il sistema economico», ha commentato Confcommercio Lombardia

La caduta della spesa pro capite di 1.900 euro e riporta il livello dei consumi delle famiglie ai livelli di metà anni Novanta. La conferma della «unicità dell'anno in corso nella storia economica italiana del dopoguerra», segnala il centro studi di Confcommercio.

La perdita complessiva dei consumi alla fine dell'anno sarà pari a 9,5 punti percentuali di Pil e colpirà tutte le aree del Paese, ha commentato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli (nella foto), secondo il quale «per tornare a crescere, grazie anche ai fondi europei, servono provvedimenti più incisivi e rapidi nella loro applicazione. Il tempo non gioca a nostro favore e i nodi fiscali e burocratici che rallentano la crescita devono ancora essere risolti».

La ricetta proposta dalla principale associazione del commercio resta quindi la riduzione delle tasse e vere semplificazioni.

L'occasione per fare il punto sull'azione di governo ieri sono state anche le audizioni sul decreto agosto. «Si è cercato di fare tanto, riteniamo forse si sia cercato di fare tutto un po' troppo a pioggia», ha commentato la presidente della Commissione Lavoro di Confcommercio, Donatella Prampolini Manzini.

Giudizio condiviso anche dalle altre parti sociali.

Tra i sindacati Andrea Cuccello, segretario confederale Cisl, ha definito le misure contenute nell'ultimo decreto del governo l'ennesimo «tampone per frenare, rallentare, posticipare l'appuntamento con la realtà che non potrà tuttavia né essere elusa, né evitata ancora a lungo».

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