C'è una frase che spiega alla perfezione lo stato del conflitto in Ucraina, quali sono le prospettive future e, soprattutto, la condizione in cui si trovano a vivere i cittadini ucraini. A pronunciarla, tramite social, è la deputata ucraina Kira Rudik: «L'oscurità totale e il freddo stanno arrivando». Una frase semplice e diretta nella sua drammaticità, che racconta il disagio quotidiano di un milione e mezzo di persone rimaste senza luce dopo i bombardamenti a tappeto dei russi, che hanno preso di mire le centrali elettriche. «Un altro audace attacco degli occupanti alle nostre infrastrutture», ha confermato il vice capo dell'ufficio del presidente Kyrylo Tymoshenko, precisando che «finora almeno 672mila persone sono senza alimentazione elettrica nella regione di Khmelnytskyi, 188.400 nella regione di Mykolaiv, 102mila nella regione di Volyn, 242mila nella regione di Cherkasy, 174.790 nella regione di Rivne, 61.913 nelle regioni di Kirovohrad, 10.500 nella regione di Odessa». È stata l'ennesima giornata difficile in Ucraina. L'allerta per i raid aerei è scattata poco dopo l'alba ed è andata avanti per diverse ore con missili russi che hanno colpito anche Kiev, Odessa e Leopoli. Nonostante le unità antiaeree ucraine abbiano abbattuto 18 missili e 10 droni kamikaze iraniani, gli attacchi hanno fatto male. Colpite anche Mykolaiv, Nikopol, Komyshuvakha, Marganetska e Cherkasy, con danneggiamenti gravi alla rete elettrica e anche a diversi gasdotti. È l'ormai drammaticamente nota strategia russa, coordinata dal «generale Armageddon» Surovikin. Lasciare al freddo e al buio quante più città possibili per creare panico tra i cittadini, indebolire il consenso interno e nel contempo arretrare la linea del fronte per riordinare un esercito debole per numero e armamenti e poi scagliare l'attacco col favore del gelo invernale. Anche se la resistenza ucraina ha, ovviamente, altri piani. «Grazie a tutti i servizi di difesa aerea per il loro lavoro. E a tutti gli operai nei servizi energetici che stanno attualmente lavorando sui siti colpiti e ripristinando le nostre infrastrutture», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lanciando l'ennesimo appello: «Il mondo può e deve fermare questo terrore».
Ma la strategia del Cremlino rischia di creare gravi problemi non solo all'Ucraina ma anche al resto d'Europa, fino a questo punto totalmente solidale, ben oltre le parole, con Kiev. «Colpendo le infrastrutture critiche ucraine, il Cremlino vuole provocare nuove ondate di rifugiati in Europa. Se Putin riuscirà ad attuare il suo piano oggi dipende solo dai leader nelle capitali europee. L'unico modo per fermare una catastrofe umanitaria è trasferire rapidamente la difesa aerea e i missili» ha scritto Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky. Parole riprese anche dal premier Denys Schmyhal che ha parlato apertamente di rischio «tsunami migratorio senza elettricità, riscaldamento e acqua». Un allarme che sa di minaccia e ha l'evidente scopo di alzare la posta. Kiev vuole armi più potenti e una difesa missilistica in grado di fermare gli attacchi russi e limitare quanto più possibile i danni. Altrimenti, il rischio di un disastro umanitario potrebbe davvero far coppia con un caos migratorio che inevitabilmente metterebbe in seria difficoltà l'Europa tutta. E non è un caso che tra i «vicini», vedi Finlandia, siano iniziate manovre di difesa preventiva anche sotto forma di possibili muri ai confini.
Un primo segnale di ulteriore aiuto a Kiev, di fatto è già arrivato e da parte del più potente degli alleati. La 101esima divisione aerotrasportata americana è stata infatti dispiegata in Europa per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale. I 4.700 soldati della divisione sono arrivati in Romania, a pochi chilometri dall'Ucraina. «Siamo pronti a difendere ogni centimetro del territorio della Nato. Portiamo una capacità unica.
Siamo una forza di fanteria leggera ma portiamo con noi la mobilità, con i nostri aerei e assalti aerei», ha spiegato il vice comandante della divisione, generale John Lubas. Un atto non formale e non secondario da parte americana che potrebbe avere effetti a catena da parte dell'Europa ma non solo. Con conseguenze imprevedibili ma che aumentano l'accerchiamento della Russia.
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