Il mio rapporto con il medico di famiglia, da quando vivo in Lombardia, era solo burocratico, la firma sulla ricetta per l'insulina o per le compresse di metformina. Tutta roba che non mi ha prescritto lui ma il diabetologo. Non mi ha mai visitato e non ha mai saputo nulla di me. Siamo stati per anni due estranei che si scambiavano fogli di carta. È andata bene così. Poi in un giorno di dicembre, l'ultimo dicembre, è improvvisamente scomparso. No, non è morto. È andato in pensione dopo una lunga carriera che non aveva nulla a che fare, immagino, con i suoi sogni. Qui comincia la mia avventura sanitaria. Non ho più un medico e trovarne un altro non è affatto semplice. I medici di famiglia sono pochi e strapieni di pazienti. Nella cittadina dove vivo c'è la corsa a occupare i posti liberi presso gli altri dottori. Parto tardissimo e in una sorta di Squid Game della salute resto fuori. Colpa mia, certo, ma il problema resta: chi mi farà le ricette?
Alla Asl mi dicono che devo andare sul sito della Regione Lombardia, dove c'è la sanità, lì c'è un servizio per cambiare o trovare il medico di base. Si entra con lo spid e per fortuna ce l'ho. Entro, cerco, spero e scopro che il medico non c'è. Tutti appunto occupati. Nel frattempo conto le penne di insulina che mi restano. Posso andare avanti per un mese. Poi qualcuno dovrà aiutarmi. Non è per i soldi. È che la farmacia non me le darà. Comincia la corsa contro il tempo. Mi spiegano che di tanto in tanto potrebbe comparire un posto da qualche medico e bisogna essere veloci a collegarsi al sito. Serve anche un po' di buona sorte. Ma esattamente, chiedo, come funziona? Perché spuntano questi posti liberi? Risposta: qualcuno muore. Oddio. Mi sento un avvoltoio. Preferisco non avere più un medico. Qualcosa accadrà e infatti accade.
Un giorno, per caso, scopro che la Regione Lombardia ha nominato un «sostituto provvisorio» a venti chilometri di distanza per tutti gli «orfani», scrive proprio così, del dottor A. Salvo. Ricordo un tempo lontano con il medico condotto che veniva a visitarmi a casa, da bambino, per morbillo e varicella. Devo averlo sognato. Sicuro.
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