Quella caccia surreale alla premier in vacanza

L'Italia è uno strano Paese dove si drammatizzano le scemenze e si sminuiscono le cose serie

Quella caccia surreale alla premier in vacanza
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Una vacanza trasformata in un caso politico, una pausa dai social e dagli impegni ufficiali assimilata a una fuga, se non a un'abdicazione ai doveri d'ufficio. L'ossessione mediatica per Giorgia Meloni - ovviamente da parte di giornali ostili ed esponenti dell'opposizione a caccia di notorietà - oscilla come un pendolo. Si eleva alle accuse di smania di protagonismo per ricadere come una mannaia su un disimpegno inaccettabile, una sorta di menefreghismo mussoliniano che calpesta la sacralità delle istituzioni.

La presidente del Consiglio ha pianificato da tempo il riposo estivo, l'inevitabile slalom tra eventi di rappresentanza e ripresa dell'attività istituzionale. In sostanza: ha staccato del tutto il 14 agosto e ha già convocato per lunedì la prima riunione operativa a Palazzo Chigi, dopo 12 giorni di vacanza.

Il problema politico? Qualcuno l'ha sollevato, dopo allarmate ricostruzioni giornalistiche che parlano di una premier «irreperibile». La stessa Meloni è rimasta stupita per l'uscita del capogruppo di Italia Viva Enrico Borghi, che è arrivato a incalzare il governo per sapere «se la presidente del Consiglio è in territorio italiano e nel caso se abbia attivato ad altro ministro le sue deleghe». In sostanza, viene evocato un passaggio temporaneo di poteri solo perché i media ne hanno perso le tracce.

Tra le tante amenità estive del Palazzo, risulta inedita una caccia così serrata all'inquilino di Palazzo Chigi. Non si ricordano accuse di «irreperibilità» per Andreotti a Cortina, Craxi ad Hammamet o Berlusconi a Villa Certosa se sparivano dai radar per qualche giorno; tanto meno ricchi album fotografici sui soggiorni estivi di Draghi. Segno che almeno fino a due anni fa la tregua balneare veniva concessa anche al presunto tiranno di turno.

Nel karma di Giorgia Meloni, la prima donna-mamma ascesa alla presidenza del Consiglio, c'è una critica perenne al suo apparire come al suo disparire. Quante ne abbiamo sentite: i post stucchevoli con la figlia, le passerelle ciniche a Caivano e a Cutro, l'occupazione degli spazi televisivi. Fino a ipotizzare, come oggi, almeno quattro destinazioni segrete come si usa nelle ricostruzioni giornalistiche sui super latitanti: in Sardegna dalla sorella Arianna, a casa di amici o in barca all'Argentario, sulla Costiera Amalfitana ospite dei dirigenti locali Fdi, in Albania o anche in Grecia (una o l'altra, tanto sono abbastanza vicine tra di loro).

A proposito, dov'è realmente Giorgia Meloni? «Si sta riposando in Italia» assicura una fonte super informata che le ha parlato due minuti dopo l'uscita di Borghi battuta dalle agenzie. E che cosa ha detto alla fonte? «Ma io sono incredula, mi sto riposando, non sono iscritta alla casa del Grande Fratello...». Ha poi chiarito tutto una nota ufficiale di Palazzo Chigi che ha rilevato i «contorni surreali» della vicenda, con una battuta finale: «Il ruolo del capo di governo non prevede ancora il braccialetto elettronico».

L'Italia è uno strano Paese dove si drammatizzano le scemenze e si sminuiscono le cose serie.

Sorprende il cambio di registro narrativo da un regime oppressivo che occupa ogni snodo della società civile a un vuoto assoluto di potere determinato da bizzose villeggiature e scarsa trasparenza comunicativa.

Dal manganello alle pinne-fucile-occhiali il passo è breve. Impegno-disimpegno, smania-remissività, furore-rilassatezza. E il fantasma ridicolo di un principio di impeachment davanti a un cartello «chiuso per ferie».

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