Cadamà, il "due alberi" che fa navigare i marinai tetraplegici

La barca adattata con 4 gusci-sedili speciali. "Serve un partner per progetti sulla disabilità"

Cadamà, il "due alberi" che fa navigare i marinai tetraplegici
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Cadamà è una barca a vela di legno a due alberi del 1971. Un ventidue metri che oggi solca i mari senza barriere architettoniche. Nata nei cantieri navali di La Spezia Beconcini da un progetto di Laurent Giles per il magnate Buticchi -, oggi è stata trasformata in un'opportunità per quattro persone in sedia a rotelle. Possono stare a bordo e partecipare alle manovre mediante una serie di guscisedile speciali che ne garantiscono stabilità e sicurezza. Non solo accessibile, ma vivibile.

L'idea folle e meravigliosa - che si è sviluppata in diverse riprese con una logica empirica di tentativi ed errori - è di Andrea Brigatti, un milanese e uno sportivo doc. Classe '67, della stirpe che per 120 anni ha vestito lo sport e il tempo libero della città meneghina con il negozio di corso Venezia 15 (aperto nel 1884). Sci, bici, barca. Andrea resta un viaggiatore appassionato anche quando un incidente, nel 2003, lo costringe «su quattro ruote», come racconta lui stesso. «Ho girato il mondo a piedi, a pedali, a vela e a motore. E mi ha fermato un incidente in moto in via Torino». Una beffa, nel cuore della sua Milano. Ma Andrea non ha accettato che sparisse quel senso di libertà, quella gioia di girovagare in barca e in moto senza piani precisi, quel senso di meraviglia per il primo sole in una baia deserta, la contentezza profonda del silenzio rotto solo dallo sciabordio delle onde. «Mi sono guardato intorno a lungo senza mai trovare una barca o una soluzione che non mi facesse sentire come un sacco di patate, così ho cominciato a pensare di crearmi una barca su misura, ma il costo ben al di fuori della mie possibilità ha relegato questa opzione nei sogni irrealizzabili. Nel frattempo quella che era una esigenza personale si è trasformata nel desiderio di poter condividere l'avventura con altre persone che come me si sentissero in qualche modo prigioniere della loro seggiola o semplicemente dell'organizzazione che circonda la vita su di essa. Lentamente ha incominciato a germogliare l'idea di una scuola di vela o se preferite di vita per chi ha una disabilità». Con tanta passione e grandi investimenti Cadamà è diventata realtà.

«L'unico altro esempio di questo tipo in Italia è rappresentato dalla onlus di Andrea Stella». Il velista romano, paraplegico dal 2000, che con il suo catamarano ha lanciato il progetto WoW-Wheels on Waves per portare migliaia di disabili a vivere una giornata in mare. Nel caso di Cadamà l'esperienza è «totalizzante»: una crociera, una regata di più giorni a bordo. «Ti aiuta a confrontarti con i tuoi limiti e a prendere confidenza in te stesso - spiega Andrea -. Ti insegna quando è il momento di chiedere aiuto. A bordo ci sono sempre anche dei bipedi ma sul veliero siamo tutti lo stesso equipaggio. I gruppi si affiatano, si impara a condividere. Non siamo eroi, né santi, né avventurieri. Si tratta di un'esperienza per vivere e condividere normalmente. Dopo queste crociere si capisce davvero cosa sono le barriere architettoniche e quali quelle mentali. E com'è difficile abbatterle».

Le occasioni, due corsi scuola (a maggio e settembre) e le regate per vele storiche, però, diventano più rarefatte. «Il problema è rappresentato dai costi, sempre in crescita.

Per i tetraplegici che vogliono intraprendere questa avventura, l'esperienza dev'essere gratis. Per questo cerco un partner, uno sponsor. Con cui sviluppare progetti di integrazione per la disabilità». La barca c'è, le occasioni anche, lo scopo è nobile. Serve un po' di vento per gonfiare quelle vele.

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