"Le carte e gli anziani? Un gioco ripetitivo mai uguale: è il bello"

Ha scritto i romanzi gialli del Bar Lume

"Le carte e gli anziani? Un gioco ripetitivo mai uguale: è il bello"

La storia della ragazza di Cittadella (Padova) che si è attivata su Facebook per trovare degli amici per il nonno ed aiutarlo a ricostruirsi una vita dopo il lockdown ha commosso il Web. Ne abbiamo parlato con lo scrittore Marco Malvaldi che con i suoi gialli del ciclo I romanzi del BarLume (che hanno ispirato la serie televisiva I delitti del BarLume) ha raccontato al mondo un gruppo di scalcagnati ma arzilli vecchietti detective. Vecchietti che come il nonno in provincia di Padova non disdegnano le carte, che fanno della socialità guascona il sale della vita.

Malvaldi cosa pensa di questa storia?

«La ragazza che intervenuta utilizzando i social in soccorso del nonno è stata ganza. Il social usato bene in maniera molto umana. Il social che aumenta le interazioni umane e fa incontrare le persone... altro che la solita scarica di livore e insulti. È una cosa molto bella. Il meccanismo del digitale, la tecnologia filtrata da un desiderio di rapporto umano che lo ammorbidisce, come un cuscinetto di gomma e seta all'interno del marchingegno social...».

Il covid è stato un duro colpo per la socialità degli anziani. Ha investito la loro rete di rapporti come un caterpillar fuori controllo...

«Senza dubbio. Non solo le persone anziane spesso sono meno abituate ad utilizzare i supporti tecnologici per comunicare. C'è anche il fattore tempo. I più giovani possono pensare a tutta la situazione, soprattutto al lockdown, come fosse una pausa dopo cui tutto tornerà alla normalità. Per un anziano il tempo è più prezioso. Può avere la sensazione che non ci sarà un dopo, che il danno sia irreparabile».

In questo caso meno male che la nipote ha preso in mano la situazione...

«Si è presa cura sul serio e ha capito che quello che serviva era un rapporto umano vero, da costruire. Troppo spesso si immagina che prendersi cura di un anziano sia mettere lì una badante. A volte serve... Ma i rapporti umani, l'amicizia contano, vanno preservati».

Lei nei suoi libri questi rapporti di amicizia li ha raccontati molto bene. Perché li ha messi sotto la lente d'ingrandimento della sua scrittura?

«Il fatto è che diventeremo tutti anziani e io credo molto nell'amicizia. Ecco perché questa vicenda ci riguarda tutti bene o male. Alcuni dei momenti migliori anche da giovane li ho passati giocando a briscola coi miei amici, magari tra un esame universitario e l'altro. E mi son sempre detto quanto mi piacerebbe avere una stagione della vita in cui poter usare il tempo così un età in cui ritornare al gioco ma con una visione del mondo ed un'esperienza diversa... Quella che ti consente di fare di necessità virtù.».

Questa è la forza degli anziani. Conservare una grande capacità di raccontare?

«Gli anziani hanno una grande potenza e questa potenza si esprime tutta nella socialità. La loro è più un'età del dire che del fare. Possono mettere a disposizione la loro esperienza oppure raccontare a chi ha la loro stessa età il passato con un cameratismo speciale.

E in questo, il rituale del gioco è importante. Le carte consentono di stare a fare una cosa ripetitiva ma che non è mai uguale... guai quando spazi così vanno persi. Ogni sforzo per preservarli, come dicevamo, prima è grandemente umano».

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