Caso Palamara, la difesa insiste: "Davigo teste"

La difesa di Luca Palamara, l'ex leader dell'Unicost ed ex componente del Csm indagato a Perugia, insiste

Caso Palamara, la difesa insiste: "Davigo teste"

«Davigo deve essere sentito come teste perché insieme ad Ardita è a conoscenza delle vicende dell'esposto di Fava nei confronti di Pignatone relative alla sua mancata astensione nel procedimento penale a carico dell'avvocato Amara a causa dei rapporti di quest'ultimo con Roberto Pignatone, il fratello dell'ex procuratore di Roma». La difesa di Luca Palamara, l'ex leader dell'Unicost ed ex componente del Csm indagato a Perugia, insiste. E dopo aver cercato sinora invano di imporre l'astensione dalla sezione disciplinare dello stesso Davigo (che ha già risposto picche anche se la questione sarà trattata a settembre, quando il Csm riprenderà in mano il caso), prova a trascinare sul banco dei testimoni l'ex pm di Mani pulite.

La difesa di Palamara ribadisce che «non c'è sfiducia personale nei confronti di Davigo ma tecnicamente non può essere giudice imparziale». La difesa ha infine evidenziato come «le proposte della politica su Alta Corte esterna al Csm confermano necessità di un giudice terzo e imparziale».

Domani a Perugia è prevista l'udienza stralcio sul caso Palamara.

La difesa ha chiesto l'acquisizione delle intercettazioni dell'hotel Champagne perché è stata disattesa la prescrizione di sospendere le registrazioni ogni qualvolta si registrassero dei parlamentari. Cosa che è avvenuta visto che in quelle conversazioni spiate ci sono l'ex ministro renziano Luca Lotti e l'attuale deputato di Iv Cosimo Ferri, magistrato, ex sottosegretario alla Giustizia.

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