Centri storici vuoti e cantieri fermi Ancora senza casa 500 persone

La denuncia di Fi: «Progetti fermati perché troppo antisismici»

Andrea Zambrano

Reggio Emilia Il modello Emilia è da prendere ad esempio come sistema virtuoso di ricostruzione? Dopo 4 anni i centri storici sono ancora fantasma e i cantieri di chiese e palazzi devono ancora partire. «Si è data la precedenza a scuole, imprese e abitazioni», dicono. Vero, ma in parte. Dei 536 milioni di euro liquidati per le fabbriche una buona parte arriva dall'Europa. Ma ne servirebbero più del doppio. Discorso più delicato per le case. Oggi in tutta l'area del cratere dei 757 Map (Moduli abitativi provvisori), 135 sono ancora attivi, per un totale di 500 persone. Sono stati spesi 1.077 milioni, quando servirebbero altri 750 per soddisfare le esigenze in conto. Ma si dimentica che ricostruzione significa una lotta impossibile con la burocrazia. Ne sa qualcosa Gianluca Nicolini, architetto e coordinatore provinciale di Forza Italia-Reggio: «I fondi sono stati tagliati dai funzionari perché i progetti sono troppo antisismici. È un modo di far la cresta che non promette bene». Da qui il paradosso, dice alla Bussola quotidiana: «La responsabilità ricade sul tecnico che si trova tra due fuochi: un cliente che non vuole investire altre risorse per la sicurezza e un burocrate che deve far risparmiare in nome di un'efficienza dannosa». L'ospedale di Mirandola, denuncia l'azzurro Antonio Platis, ha ricevuto fondi ingenti ma avrà una copertura antisismica del 60%.

Poi c'è l'Asl di Modena che si sarebbe fatta finanziare con i fondi del terremoto opere che non rientravano tra quelle danneggiate. Con un esposto alla procura di Tommaso Foti (FdI) e un'interrogazione M5S si vedrà come stanno le cose. Storture, incoerenze, ritardi di un modello virtuoso più per esigenze politiche che per altro.

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