Cgil, cori sessisti su Meloni. Landini e Pd si dissociano

La premier insultata pesantemente dai manifestanti al corteo contro l'esecutivo. Il segretario: "Condanno"

Cgil, cori sessisti su Meloni. Landini e Pd si dissociano
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«Meloni putt...». Bastano due parole per smontare la finta retorica buonista su parità di genere, femminicidio, linguaggio violento, eccetera. Nessuno dei manifestanti della Cgil si è ribellato in diretta allo slogan urlato contro la premier da orde di manifestanti Cgil, in coretto dentro un vagone della metropolitana. Una condotta vergognosa, ma nessuno tra chi protestava contro Palazzo Chigi e le sue misure economiche ha fiatato per zittire i manifestanti. Eccola, la sinistra ipocrisia: siccome Giorgia Meloni è un «nemico», allora tutto è lecito, anche questi spregevoli insulti.

«Ho sempre rispetto del dissenso, ma mi piacerebbe sapere cosa pensano le esponenti della sinistra di questi slogan politici di alcuni militanti della Cgil. E mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il segretario Maurizio Landini, con la sua morale sempre pronta per gli altri», scrive su Facebook il presidente del Consiglio a commento del video del coro contro di lei, urlato dentro la metropolitana di Roma nel giorno della manifestazione del sindacato rosso.

La risposta di Landini si fa attendere ma è netta: «Non conosco i protagonisti del video ma condanno senza se e senza ma quegli insulti violenti e sessisti, che non fanno parte della cultura e della pratica della mia organizzazione, che contrasta ogni forma di violenza fisica e verbale e la cultura patriarcale all'origine di ogni forma di violenza verso le donne». Dal Pd qualche timido sussulto di orgoglio. «La battaglia a favore delle donne per noi è universale e mai di parte. Retorico chiedercelo», sibila la senatrice Pd Simona Malpezzi, una delle poche tra i dem a solidarizzare con il premier, assieme all'eurodeputata Alessandra Moretti («Sono indignata») e Sandra Zampa («Quale imbecille pensa che non siamo solidali con la Meloni?», scrive su X). Chissà che cosa sarebbe successo se a una convention del centrodestra gli stessi epiteti ingiuriosi fossero stati rivolti a Elly Schlein. Anche la segretaria Pd non risponde, chissà che non lo faccia oggi. Sempre troppo tardi,

nonostante gli appelli arrivati da tutto il centrodestra, da Licia Ronzulli (Forza Italia) e Mara Bizzotto della Lega: «Quegli slogan certificano la pochezza di una sinistra in evidente crisi di contenuti e identità», dice la vicecapogruppo Fdi alla Camera Augusta Montaruli.

Della manifestazione in cui il leader Cgil aveva chiesto la luna nel pozzo sono rimasti solo gli insulti dei suoi militanti. Si dimostra ancora una volta il solco tra dire e fare che divide la sinistra ogni qualvolta tradisce i suoi stessi principi in nome della lotta politica, perché «politico» era la manifestazione di ieri, come sottolineano Carlo Calenda di Azione («Pericoloso far passare il messaggio che la Costituzione sia di una parte sola») e Antonio Tajani di Forza Italia, convinto che lo sciopero generale invocato dalla piazza sarebbe «una scelta più da partito che da sindacato». Zero commenti sull'infame slogan immortalato dal video dalle sedicenti femministe del Movimento Cinque Stelle, di Sinistra, Verdi e Potere al Popolo.

Solidali solo Raffaella Paita e Mariastella Gelmini del Terzo polo. Magari prima o poi spunterà qualcuno che griderà al dossieraggio per sapere chi ha dato il video alla premier. Insultare in piazza i poliziotti e la Meloni si può, guai a farlo sapere in giro.

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