Il Codice degli appalti ​favorisce la corruzione

In vigore dal 2006 è già stato modificato 563 volte: una giugla di 273 articoli con 1.560 commi e 148 rinvii

Il Codice degli appalti ​favorisce la corruzione

La ricetta di Matteo Renzi per combattere la corruzione? Inasprire drasticamente le pene. Una mossa che mette d'accordo manettari piddì e giustizialisti grillini, ma che non aiuterà a contrastare effettivamente un male che ha raggiunto livelli endemici. Perché, come faceva notare tempo fa il procuratore di Venezia Carlo Nordio, per combattere la corruzione bisogna "ridurre e semplificare il nostro assurdo sistema normativo, vera fonte di corruzione". Basta dare un'occhiata al Codice degli appalti, in vigore dal 2006 e già modificato 563 volte, per capire che Nordio ha ragione e Renzi drammaticamente torto.

"La confusione è assoluta - spiegava Nordio - e la confusione normativa rende l'uomo ladro". Il Codice degli appalti è una vera e propria ragnatela di norme. Contiene, come spiega Marco Bertoncini su ItaliaOggi, 273 articoli, 1.560 commi e 148 rinvii. Il regolamento di attuazione poi è fatto di altri 358 articoli con 1.392 commi. Una giungla, appunto. E non finisce qui: ci sono 6.100 domande rivolte all'autorità di vigilanza e altre tremila alle sezioni regionali della Corte dei Conti per capire come può essere applicato concretamente il codice. "L'eccesso di legislazione - ha denunciato lo stesso Raffaele Squitieri, presidente della Corte dei Conti - ha fatto sì che nei gangli del sistema si inserisca la corruzione".

Proprio per questo, come spiegava Nordio, bisognerebbe "sciogliere il guazzabuglio normativo attraverso il quale il pubblico ufficiale ha una discrezionalità assoluta" anziché inasprire le leggi come punta a fare Renzi.

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