Don Dariusz Oko, lei conosce Mons. Charamsa?
«Non lo conoscevo prima, ma quando ho letto, qualche giorno fa, il suo articolo “Teologia e violenza” su un settimanale cattolico polacco, ho capito che si trattava al 100% di un prete omosessuale. Il suo odio e le sue menzogne contenute nell'articolo sono tipiche degli “omo-ideologi”, compresi quelli in tonaca».
Il monsignore ha rivelato di essere gay e di avere anche un fidanzato…
«Secondo l'insegnamento della Bibbia e della Chiesa stessa, la tendenza omosessuale non è un peccato, ma un disturbo. Al contrario, è considerato peccato mortale qualsiasi atto di un rapporto sessuale al di fuori del matrimonio. Ovviamente anche gli omosessuali sono inclusi».
Perché l'omosessualità è inconciliabile con il sacerdozio?
«È una questione che riguarda l'essenza del cattolicesimo, sono certamente importanti i problemi come gli abusi sessuali sui minori da parte di preti, oppure la lobby gay che condiziona la Chiesa. Ma la domanda cruciale riguarda la visione cattolica del sacerdozio e dei sacramenti. Se vogliamo salvare la teologia del sacerdozio fedele alla tradizione, allora i nostri preti devono essere maschi eterosessuali conformi a Cristo. In poche parole: ammettere o no agli ordini sacri dei candidati gay vuol dire porre la domanda se vogliamo salvare o meno la visione tradizionale cattolica del sacerdote che agisce in persona Christi».
Mons. Charamsa nel suo articolo ha criticato il suo linguaggio violento contro i gay, avete qualche vecchio conto in sospeso?
«L'articolo “Teologia e violenza” colpisce soprattutto me come persona che in Polonia sono conosciuto come difensore della Chiesa contro l'ideologia di genere e l'omoideologia. Charamsa nell'editoriale mi ha riempito di insulti e mi paragona a un assassino talebano. Credo che mi odi, si pone al di sopra di tutta la Chiesa e ancor di più del Signore Gesù: mostra un incredibile orgoglio e cecità nelle sue affermazioni».
Perché mons. Charamsa ha fatto coming out alla vigilia del Sinodo?
«Suppongo che si tratti un complotto ardito con cura artigianale, probabilmente per indebolire, al Sinodo, la posizione dei vescovi polacchi e di tutti i vescovi fedeli all'insegnamento della Chiesa e del Vangelo. Credo voglia colpire anche la posizione della Congregazione per la Dottrina della Fede e tentare di indurre i padri sinodali ad accettare l'omosessualità nella Chiesa. Fare questo nel sabato che precede il Sinodo, quando a Roma sono presenti giornalisti di tutto il mondo, gli ha permesso di avere ovviamente maggiore visibilità».
Charamsa ha detto che la Congregazione per la Dottrina della Fede «è il cuore dell'omofobia paranoica della Chiesa». Perché secondo lei dice questo?
«L'attacco a questa Congregazione secondo me avviene perché l'ex Sant'Uffizio è il principale custode della fedeltà all'insegnamento della Chiesa, anche sul tema dell'omosessualità. Forse questo attacco è il risultato di una sua frustrazione o dell'aver condotto per troppo tempo una doppia vita che adesso non ha più la forza di affrontare, imbrogliando e mentendo, e che alla fine lo ha spinto a fare coming-out».
Pensa che mons. Charamsa sia uno dei sacerdoti della famosa lobby gay del Vaticano di cui ha parlato anche Papa Francesco?
«Sì, naturalmente credo che faccia parte di questa lobby gay».
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