Giuseppe Conte decide, il M5s ratifica. Anche se, per la prima volta, il dissenso sul metodo usato dal leader per la compilazione delle liste per le europee arriva fino ai piani alti del Movimento. La sensazione, ascoltando gli umori tra i pentastellati, è che con il «golpe» delle europarlamentarie si sia passato il segno. Agli atti restano i fatti. E i numeri. Il M5s potrebbe eleggere fino a quindici eurodeputati. L'ex premier ne ha già blindati undici. È questa la sintesi della votazione sui nomi del listino-Conte. Una consultazione online che si è conclusa venerdì alle 22. Hanno votato soltanto 18 mila e 414 iscritti. 16 mila e 108 i sì e 2 mila e 306 i no. Agli attivisti è stato chiesto di dare il via libera ai dieci nomi imposti da Conte (nella foto), senza passare per le europarlamentarie. Inseriti, «in posizione prioritaria rispetto agli altri candidati» gli uscenti Maria Angela Danzì, Mario Furore e Sabrina Pignedoli, rispettivamente capolista al Nord Ovest, terzo in lista al Sud e capolista al Nord Est. Poi ci sono gli esterni. Al Nord Est Conte ha voluto Ugo Biggeri e Martina Pluda. Il primo è un attivista specializzato in finanza sostenibile, tra i fondatori di Banca Etica, in corsa al secondo posto. La seconda corre come numero tre nella circoscrizione nord orientale ed è direttrice di Humane Society International, organizzazione internazionale per la tutela degli animali e della biodiversità. Al Centro Conte ha blindato come capolista l'ex calciatrice Carolina Morace, candidata bypassando gli stessi vertici del M5s. Al Sud guiderà la lista l'ex presidente dell'Inps Pasquale Tridico, considerato il padre del Reddito di Cittadinanza. L'altro nome del listino Conte è Maurizio Sibilio, pedagogista dell'Università di Salerno, candidato in quarta posizione. Nelle Isole come capolista svetta Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi, vittima di un attentato di mafia nel 2016. Quindi la sarda Cinzia Pilo, manager impegnata nel sociale. Una Alessandra Todde in sedicesimo. Ai magnifici dieci del listino va aggiunto il giornalista Gaetano Pedullà. L'ex direttore de La Notizia, secondo al Nord Ovest, si è candidato alle europarlamentarie ma ha potuto beneficiare di un singolare endorsement di Conte a urne aperte. Una pratica rigorosamente vietata nel passato. Sono questi gli undici dell'avvocato del popolo. Una formazione decisa solo e soltanto da mister Conte. «Se i candidati li sceglie Conte, allora che votiamo a fare online?», si sfoga un parlamentare, che riporta le lamentele della base sul territorio. Nei gruppi parlamentari, dove è sempre al centro del dibattito il tema dei due mandati, c'è chi chiede l'intervento di Beppe Grillo. Conte è accusato di «amichettismo». E l'Elevato? «Non può dare fastidio perché ha un contratto con il M5s da 300 mila euro all'anno». Intanto scoppia il caso degli esclusi dalle liste del M5s. Conte ha l'ultima parola su tutte le candidature. «Il Presidente, sentito il Garante, valuta la compatibilità della candidatura con i valori e le politiche del M5s», si legge nello Statuto. Ed ecco gli epurati.
Si tratta dell'avvocato campano Angelo Melone e dell'ex magistrato salentino Francesco Mandoi.
«Mi hanno chiesto, senza alcuna motivazione, di ritirare la candidatura», rivela Melone all'Adnkronos. Mandoi, invece, sarebbe stato contattato direttamente dall'ex premier, che gli avrebbe chiesto di farsi da parte. «Conte ha dovuto togliere ogni competitor a Tridico», maligna chi conosce il M5s.
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