Il Conte decaduto. Vertici M5s azzerati dalla magistratura: "Iscritti esclusi, nomine da annullare"

Dal partito con due leader al Movimento senza capo né coda

Il Conte decaduto. Vertici M5s azzerati dalla magistratura: "Iscritti esclusi, nomine da annullare"

Dal partito con due leader al Movimento senza capo né coda. Dopo giorni passati a discutere del dualismo tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, ci voleva l'ordinanza di un tribunale per portare indietro di qualche mese le lancette dell'orologio, sancendo l'esistenza di un M5s acefalo (e al minimo storico, al 13,3% secondo il sondaggio del TgLa7). Annullato lo Statuto, resta quello vecchio, che prevedeva il Garante, Beppe Grillo, e un comitato direttivo che non si è mai insediato. Ad oggi, dunque, i Cinque Stelle non hanno una guida politica. A stabilirlo sono i giudici di Napoli, che hanno sospeso le due delibere con cui, ad agosto scorso, il M5s ha modificato il suo Statuto e introdotto la figura del presidente, ruolo poi affidato a Conte dagli iscritti. Tutto nasce da un ricorso presentato da un gruppo di attivisti partenopei, difesi dall'avvocato Lorenzo Borrè. I militanti Steven Hutchinson, Renato Delle Donne e Liliana Coppola hanno impugnato lo Statuto anche a nome di altre centinaia di attivisti, che infatti hanno supportato l'iniziativa e hanno contribuito al pagamento delle spese legali. Il tribunale di Napoli ha accolto la richiesta dei ricorrenti e ha sospeso in via cautelare le due delibere, del 3 e 5 agosto, che hanno dato il via alla trasformazione del Movimento. I provvedimenti - si legge nell'ordinanza - sono stati sospesi per la sussistenza di «gravi vizi nel processo decisionale». È stata giudicata illegittima l'esclusione dalla votazione degli iscritti da meno di sei mesi. Una scelta che ha determinato il mancato raggiungimento del quorum della maggioranza assoluta degli iscritti, che secondo lo Statuto allora in vigore era necessario per le consultazioni sulle modifiche statutarie. Una deroga per tagliare fuori dall'assemblea i militanti con meno di sei mesi di iscrizione sarebbe stata possibile, ma solo dopo l'approvazione di un regolamento interno da parte del comitato di garanzia su proposta del comitato direttivo. Organismo, quest'ultimo, che ad agosto non esisteva perché congelato dopo la decisione di consegnare a Conte le chiavi del M5s.

Questa è la cronaca asciutta della vicenda giudiziaria e delle motivazioni che hanno portato a una decisione che in questo momento azzera il M5s. Un partito senza presidente, senza comitato di Garanzia, senza vicepresidenti. Nulla anche la votazione sull'accesso al 2x1000. Aperto il nodo-Casaleggio. Perché nello Statuto votato a febbraio dell'anno scorso era citato Rousseau come unico strumento informatico per le consultazioni. Le lancette del Movimento tornano indietro alla fine di giugno. Quando Grillo, dopo la lite con Conte, aveva indetto la votazione per il comitato direttivo a cinque sulla piattaforma di Davide Casaleggio. Alessandro Di Battista invoca Casaleggio senior: «Se potesse tornare giù Gianroberto per qualche secondo».

Il botto di giornata deflagra nello stato maggiore del M5s. I vertici annunciano in una nota un'assemblea per permettere la ratifica delle modifiche agli iscritti da meno di sei mesi. Poi Conte tenta di ridimensionare l'accaduto: «La mia leadership non si basa sulle carte bollate». L'ex premier torna sull'argomento a Otto e Mezzo su La7: «Alla sospensione si risponde con un bagno di democrazia. Erano già in programma delle modifiche dello statuto, si aggiungerà una ratifica da parte di tutti gli iscritti, anche quelli da meno di sei mesi, senza aspettare i tempi di un giudizio processuale». L'avvocato bolla come «una sciocchezza» l'asse gialloverde sul Quirinale e apre a una deroga al limite del doppio mandato: «Credo a questo principio, ma ragionerei su trovare qualche deroga, ne parlerò con Grillo».

«L'unica cosa che possono fare la può fare Grillo ed è indire la votazione del comitato direttivo, ogni altra decisione può essere facilmente impugnata», insiste Borrè sull'ordinanza di Napoli. Il rompicapo legale complica una situazione politica difficilissima. Anche se Conte stoppa l'espulsione di Di Maio: «La escludo». «Game over», dice un parlamentare vicino a Luigi Di Maio. «Ora Conte dovrà farsi il suo partito», prevede un altro eletto. Molti deputati e senatori fanno girare in chat il post in cui Grillo a giugno spingeva per votare su Rousseau. L'Associazione di Casaleggio in un post sul Blog delle Stelle infila il dito nella piaga: «Oggi il M5s è tristemente andato a sbattere sugli scogli e sarà costretto ad effettuare nuove votazioni indette da Grillo per individuare una guida collegiale». Conte risponde: «Questo provvedimento non c'entra nulla con Rousseau».

Ma nei gruppi impazza già il totonomi per i cinque membri del comitato previsto dal vecchio Statuto. Virginia Raggi, Chiara Appendino, Luigi Di Maio, i contiani Riccardo Ricciardi, Paola Taverna e lo stesso Conte sono i nomi che girano.

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