Chi ha da poco preso le redini di un gruppo allo sbando, chi studia l'evolversi della situazione per provare a fondare un nuovo soggetto politico, chi osserva in silenzio ma resta in cabina di regia e chi sta nell'ombra per preparare un asse sotterraneo. Un concentrato di ambizioni che rischiano di far esplodere il Movimento 5 Stelle, alle prese con una partita a scacchi con quattro pedine principali: Giuseppe Conte, Alessandro Di Battista, Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Quattro mine - tra lotte intestine, scalate di potere e sgambetti - che spaccano ulteriormente un gruppo già alle prese con forti divisioni interne.
I guai di Conte
Tra tutti sicuramente Giuseppe Conte è, all'apparenza, il più motivato. Ha davanti a sé una sfida tutta nuova, che si pone come obiettivo quello di risollevare il M5S dopo una fase di debacle. In realtà il momentaccio pentastellato continua: le elezioni Amministrative hanno inferto l'ennesimo schiaffo al Movimento, che si è visto escluso dai ballottaggi in due grandi città come Roma e Torino dove governavano. Insomma, è stato il suo primo passo falso.
L'ex premier nel suo percorso ha già incontrato una serie di ostacoli, e più avanti dovrà superarne altri. Su tutti i rapporti con il Partito democratico, che invece è uscito rafforzato dal voto locale. Nel Pd hanno ben chiara la realtà dei fatti: Letta senza Conte può comunque affermarsi; Conte senza Letta scompare politicamente. È proprio questo il punto: è fuori dubbio che i 5 Stelle stiano lavorando a una larga coalizione di centrosinistra anche a livello nazionale, ma il timore è che possano risultare ininfluenti come dimostrano i risultati sui territori.
La partita poi è anche interna. Ieri Conte ha annunciato che voterà per Gualtieri al ballottaggio della Capitale. Ma i grillini romani coltivano ancora un aspro rapporto con il Partito democratico: tra i due gruppi c'è ancora un forte astio che potrebbe portare alcuni elettori pentastellati a votare invece per Enrico Michetti del centrodestra. Senza dimenticare l'offensiva legale (portata avanti da un gruppo di attivisti della prima ora) contro il voto online che ha eletto Conte presidente del M5S.
I malumori della Raggi
Mentre Conte si è affrettato a sostenere pubblicamente Gualtieri, Virginia Raggi non si esprime e non darà indicazioni di voto. Probabilmente neanche un suo giudizio personale. Ha incontrato entrambi i candidati, Enrico Michetti e Roberto Gualtieri, ma non ha fornito alcun possibile indizio. C'è chi sostiene che il sindaco di Roma voglia fare una scalata dentro il Movimento. Teoria smentita dalla stessa Raggi: "Non è assolutamente così. Basta strumentalizzazioni". Anche perché è stata eletta nel nuovo comitato di garanzia. Motivo per cui il deputato 5S Giuseppe Brescia non crede a una possibile corrente da parte della Raggi: "Non credo abbia senso ricoprire un ruolo così delicato creando spaccature".
Gli screzi tra Pd e M5S a Roma sono così forti che non si esclude neanche lo scenario più clamoroso. "Se vuole fare un danno a Conte, la Raggi potrebbe andare a destra", ipotizza una fonte grillina. In tal senso suo marito, Andrea Severini, su Facebook ha pubblicato un post attraverso cui punzecchia il Partito democratico romano: "Dopo 5 anni di insulti, di sgambetti, di bugie, di attacchi alla persona, di bastoni tra le ruote, di guerre sotterranee, di spallate, io ho già scelto. Se fossi vendicativo direi di andare a votare per Michetti...".
Il tour (e lo sgambetto) di Dibba
Su un altro fronte la domanda resta sempre la stessa: cosa vuole fare da grande Alessandro Di Battista? Qualcosa inizia a muoversi. L'ex parlamentare grillino ha fatto sapere che partirà per un tour tutto italiano. L'intento? Quello di tastare il terreno e verificare se effettivamente "c'è un consenso non tanto nei miei confronti, quanto verso un progetto politico". Proprio da qui nascono le ansie del Movimento: Dibba deciderà di guidare un soggetto politico antisistema alternativo al M5S?
Di Battista potrebbe accaparrarsi lo spazio politico lasciato vuoto dai 5 Stelle in questi anni. Le sue parole suonano come l'annuncio di un ritorno. "Partirò per un tour. Se dovessero partecipare tante persone, vedremo quali saranno le scelte da fare", ha dichiarato di recente a Controcorrente su Rete4. E poi su Facebook ha concluso un suo lungo post con le porte spalancate a qualsiasi scenario: "Cerchiamo di essere in tanti. Poi si vedrà".
Le mosse di Grillo
In tutto ciò Beppe Grillo preferisce restare in silenzio, ma calibra con cura e precisione ogni suo singolo passo. La pace estiva con Conte ha lasciato molti interrogativi in sospeso. Il garante aveva accusato l'ex premier di non avere "né visione politica, né capacità manageriali, esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione". È possibile che i dissidi siano terminati con un semplice pranzo? Effettivamente non è così. Grillo continua ad avere le redini del Movimento.
E nel frattempo prova a "incastrare" l'avvocato. L'ultimo tentativo lo ha portato avanti ieri: il comico genovese ha proposto l'idea di tamponi gratuiti per i lavoratori non vaccinati. Una mossa per cercare di spingere Conte sulla linea di Matteo Salvini e Giorgia Meloni (favorevoli alla proposta), allontanandolo invece dalla strada di Enrico Letta (contrario alla gratuità dei test). Il risultato? Il M5S si è nuovamente spaccato, tra chi si dice favorevole e chi invece contrario. Altro che "effetto pacificatore" di Conte.
Grillo non ha mai perso il controllo del suo storico gruppo. Tanto che nelle prossime ore (o a metà della prossima settimana) potrebbe tornare a Roma in prima persona: il Corriere della Sera scrive che un suo blitz nella Capitale è dato per imminente. Un'occasione magari per incontrare i vertici e testare gli umori. Pochi giorni fa sul blog di Grillo è stato pubblicato un articolo, a firma di Torquato Cardilli, che in molti hanno visto come un'occasione per tirare frecciatine a Luigi Di Maio: si parla di Marò, di Giulio Regeni e di Chico Forti. Una critica (implicita) verso la politica estera del ministro grillino?
Casaleggio gioca di sponda
Il più in ombra è Davide Casaleggio. Dopo la rottura con il Movimento 5 Stelle sembra essere uscito dagli scenari, ma la sua figura potrebbe risultare nuovamente centrale nei prossimi mesi. Chi conosce bene il presidente dell'Associazione Rousseau afferma che in questo momento è "in attesa sulla riva del fiume". E assicura che "vuole continuare a essere un 'acceleratore' di movimenti". Fino ad ora è restato lontano e ha potuto constatare il flop a 5 Stelle nelle elezioni Amministrative.
Adesso cosa intende fare? Attendere la rifioritura? Secondo l'Adnkronos qualche settimana fa ci sarebbe stato un incontro con Di Battista.
Si sarebbe parlato di transizione energetica, svolta digitale e democrazia partecipata. Tematiche cardine che storicamente accomunano Casaleggio e Dibba. Chissà, magari l'incontro è servito per mettere il turbo in vista delle prossime mosse che potrebbero aprire un percorso condiviso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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