La situazione è pronta a esplodere da un momento all'altro: le fratture di queste settimane non sono ancora state sanate e le condizioni per arrivare alla rottura ci sono tutte. Rimarrà deluso chi ieri sperava di sapere se Italia Viva alla fine staccherà o no la spina: il vertice di fuoco a Palazzo Chigi sul Recovery Fund non ha fatto altro che aizzare gli animi tra gli alleati, spingendo il governo sempre più verso la caduta definitiva. In mezzo al marasma generale c'è Giuseppe Conte, vittima di ultimatum e minacce di crisi a più riprese da parte dei renziani. Che per il momento attendono il testo finale sul Recovery Plan prima di tracciare la linea.
Tra qualche giorno dunque il partito di Matteo Renzi deciderà se togliere o meno la fiducia all'esecutivo giallorosso. Nel frattempo il premier sul suo tavolo ha ben chiari tutti gli ipotetici sviluppi che potrebbero prendere vita dopo le mosse di Iv. Tra le tante ipotesi vi è quella del rimpasto, cambiando qualche pedina dello scacchiere dei ministri e concedendo magari qualche poltrona in più a Italia Viva. Recentemente si è parlato dell'ingresso di Maria Elena Boschi al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti o a quello del Lavoro, ma anche di Ettore Rosato alla Difesa portando così Lorenzo Guerini al Viminale. In tal caso Luciana Lamorgese verrebbe cacciata dal Ministero dell'Interno. Tuttavia il presidente del Consiglio sta pensando soprattutto a come tenersi incollato alla poltrona: ovviamente non vuole lasciare in alcun modo Palazzo Chigi.
La mossa di Conte
Innanzitutto vuole far rientrare l'allarme e porre fine ai mugugni delle forze che lo sostengono. Non a caso ha convocato, oltre i capidelegazione, anche due delegati per ognuno dei partiti che compongono la maggioranza. Dunque gli esponenti di ogni partito delegati a seguire il piano hanno affiancato Alfonso Bonafede, Dario Franceschini, Roberto Speranza e Teresa Bellanova. Proprio il ministro delle Politiche agricole ha chiesto al premier di prendere atto che l'esperienza giallorossa è arrivata al capolinea: "Credo che lo capiscano anche i bambini che ormai questa è un'esperienza consunta e che a questa agonia bisogna mettere fine".
Eppure Conte sta studiando tutte le strategie possibili per aggirare la crisi. Sta valutando il modo con cui chiedere una nuova fiducia - come chiederebbe il Quirinale - in caso di rimpasto senza però passare per le dimissioni formali come vorrebbe Matteo Renzi. A Palazzo Chigi, scrive Marco Antonellis su Italia Oggi, starebbero pensando di far presentare il governo in Aula con il presidente del Consiglio pronto a chiedere un nuovo voto di fiducia, senza però formalizzare prima le dimissioni. Ma dal Colle sarebbero spuntate già le prime perplessità sulla ipotetica mossa di Conte, con alcuni costituzionalisti che si sarebbero detti contrari a questa opzione.
Tra l'altro il Quirinale ha avanzato contrarietà all'ipotesi responsabili: se cambia la maggioranza allora il premier dovrà dimettersi, anche se in realtà ora sta trattando per ottenere il terzo incarico.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella vorrebbe salvaguardare "omogeneità e coesione sul programma", difficilmente attuabili con un nuovo esecutivo composto da voti racimolati all'ultimo momento in Parlamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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