Due anni e sei mesi di reclusione: è la richiesta di condanna formulata dal pg Vincenzo Calia, nei confronti dell'ex ministro dell'Interno ed ex presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, nel processo d'appello in corso a Milano. L'ex segretario della Lega Nord è accusato di "turbata libertà del contraente" e "induzione indebita" per un incarico e un viaggio a Tokyo spesato da Expo di cui avrebbero beneficiato due sue ex collaboratrici.
Maroni, presente in aula al momento della richiesta di condanna, è già stato condannato in primo grado a un anno di carcere e 450 euro di multa per il solo reato di "turbata libertà del contraente", per avere affidato un incarico nell'ente di ricerca regionale Eupolis della sua ex collaboratrice Mara Carluccio. Era stato invece assolto dall'altra accusa, quella di "induzione indebita", rispetto a presunte pressioni sulla società Expo per far partecipare a una missione nella capitale giapponese Maria Grazia Paturzo, a cui l'ex governatore lombardo sarebbe stato legato da una "relazione affettiva".
Maroni: "Mai imposto a nessuno di assumere Carluccio"
Durante il processo, Maroni ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee: "Nella mia lunga attività politica non ho mai preteso nè imposto niente a nessuno - ha spiegato - in questo caso non ho mai preteso nè imposto di assumere Mara Carluccio, nè ho mai preteso da nessuno di violare norma legge o regolamenti per mio conto, figuriamoci una norma penale". E ha puntualizzato: "Non ho mai telefonato a Brugnoli (ex dg di Eupolis, ndr) nè per sponsorizzare Carluccio nè per altri motivi, neanche per interposta persona", ritenendo Carluccio "la persona giusta" per l'incarico essendo "competente e preparata nel settore della sicurezza. Aveva organizzato eventi internazionali molto importanti e possiede da anni il Pos, il nulla osta per la sicurezza".
Calia: "Da Maroni e Brugnoli turbativa consapevole"
Secondo il pg Calia, Maroni e Brugnoli, che ha già patteggiato 8 mesi per questa vicenda, "hanno dato avvio consapevolmente a un'attività di turbativa" e "tutti nell'entourage" dell'ex Presidente "erano consapevoli di dover trovare un posto" all'ex collaboratrice. Per il pg, è "inverosimile" che "tutti gli imputati fossero inconsapevoli dello scopo ultimo per il quale agivano".
L'inchiesta, che aveva portato nel 2015 al rinvio a giudizio di Maroni insieme ad altre cinque persone, era scattata nell'estate 2014 a
Busto Arsizio (Varese), dall’analisi da parte dei carabinieri del Noe di alcune intercettazioni nell’indagine su Finmeccanica e poi è stata trasmessa per competenza a Milano. La sentenza di primo grado risale al giugno 2018.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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