Contro-vertice delle Ong per boicottare il governo

L'obiettivo degli estremisti dell'accoglienza: far saltare gli accordi con Tunisia e altri Paesi

Contro-vertice delle Ong per boicottare il governo
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Estremisti dell'accoglienza come Luca Casarini e soci, difensori dei diritti umani che non nascondono la partigianeria politica, Ong varie, preti sempre pronti a spalancare le porte ai migranti. Sono i duri e puri che sparano a palle incatenate sulla conferenza di domenica sull'Africa, voluta da Giorgia Meloni per lanciare il piano Mattei. A tal punto da organizzare un anti summit per protestare contro «la conferenza internazionale sulla migrazione allo sviluppo», con i leader di quasi tutti i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Un vertice alla presenza non solo del premier italiano, ma della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

«Human right watch» getta la maschera di sigla indipendente a difesa dei diritti umani per indossare i panni dell'astio politico bollando Meloni come «la leader di estrema destra» che «ha invitato leader autoritari dal Medio Oriente e nord Africa () a Roma». I paladini politicamente corretti attaccano a testa bassa «il controverso patto concluso dal Team Europa con il leader autocratico della Tunisia, Kais Saied». Secondo Hrw «gli sforzi dell'Ue per fermare gli arrivi dei migranti a qualsiasi costo hanno toccato un nuovo fondo» ma la premier - attaccano - vuole «continuare a scavare». Nel mirino c'è pure Von der Leyen che ha osato indicare «come modello per la regione» il memorandum firmato con la Tunisia.

Una specie di veto al governo italiano e alla Ue, che tentano di tamponare l'emergenza sbarchi. Gli «umanitari» concepiscono solo le porte spalancate e alla vigilia del summit «denunciano» che altri accordi potrebbero essere firmati con Egitto e Marocco. Palazzo Chigi specifica che la conferenza di Roma «mira a governare il fenomeno migratorio, contrastare il traffico di esseri umani e promuovere lo sviluppo economico secondo un nuovo modello di collaborazione fra Stati, attraverso la pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative e progetti in sei settori principali: agricoltura, energia, infrastrutture, educazione-formazione, sanità, acqua e igiene». I talebani dell'accoglienza se ne fregano e mettono in piedi il contro summit. Come Luca Casarini, ex agitatore no global: la procura di Ragusa ha chiesto a giugno il suo rinvio a giudizio per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'Ong del mare Mediterranea, che non salpa più da tempo per portare migranti in Italia, si concentra su fare «rete» per sostenere «in tutti i paesi africani le lotte e mobilitazioni contro la fame, la miseria e lo sfruttamento». Nobili intenti, molto politicizzati, che puntano contro il governo e la Ue con l'«Africa counter summit» per «la disamina dei memorandum, degli accordi militari e commerciali tra Ue e Italia, che sostengono i regimi dittatoriali e antidemocratici () in cambio del "blocco" in stato di detenzione di donne, uomini e bambini». Dall'altra parte del Mediterraneo trovano alleati come «Refugees» in Libya e Ong tunisine, che puntano solo a tenere spalancate le porte per tutti. Vogliono affossare qualsiasi accordo non solo con la Tunisia, bollata come porto non sicuro come la Libia, ma con qualsiasi altro Paese di partenza o transito dei migranti. A dare man forte alla rete anti governativa non può mancare padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, che bolla gli accordi anche futuri per arginare gli sbarchi come «interessati, cinici e spesso disumani».

Nel mirino c'è il «piano Mattei per l'Africa», caldeggiato da Meloni, che ribalta il vecchio sistema della fallimentare Cooperazione fine a se stessa e punta anche attraverso il summit di domani ad «affrontare le cause profonde dei flussi irregolari per sconfiggere l'attività criminale dei trafficanti di esseri umani».

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