La Corte costituzionale ammette questi referendum

Via libera ai referendum sulle seguenti materie: abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità; limitazione delle misure cautelari; separazione delle funzioni dei magistrati; eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm. Bocciato quello sulla cannabis e la responsabilità vicile dei magistrati

La Corte costituzionale ammette questi referendum

La Corte Costituzionale ha ammesso quattro referendum in materia di giustizia, mentre va avanti l’esame sugli altri quesiti presentati. Il referendum della cannabis è l’ultimo ad essere esaminato. Vediamo subito quali sono i quesiti dichiarati ammissibili: abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, limitazione delle misure cautelari, separazione delle funzioni dei magistrati, eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm. Come precisa la Consulta i quesiti "sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l'ordinamento costituzionale esclude il ricorso all'istituto referendario". Via libera, dunque, al giudizio popolare. Saranno i cittadini a decidere se riformare quelle materie. Il voto avverrà tra il 15 aprile e il 15 giugno.

Il primo quesito sulla giustizia riguarda la legge Severino. I promotori intendono cancellare l’intero Testo unico sulle disposizioni in materia di incandidabilità. Sono le norme, contestate dagli amministratori locali, che prevedono la sospensione per chi di loro abbia subito la condanna in primo grado per alcuni reati, ma anche le disposizioni che impediscono di candidarsi a chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati.

Il secondo quesito riguarda l’applicazione delle misure cautelari. I promotori intendono ridurre l’ambito dei reati per cui è consentita l’applicazione delle misure cautelari, in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non vi sia il rischio di fuga o l'inquinamento delle prove.

Gli altri quesiti riguardano la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. Uno mira ad ottenere la separazione delle carriere in magistratura cancellando le norme che permettono, allo stato attuale, addirittura quattro passaggi di funzioni tra giudici e pm: la riforma Cartabia vuole ridurre a soli due passaggi. Con altri due quesiti si vuol permettere il voto degli avvocati nei consigli giudiziari per le cosiddette "pagelle ai magistrati" (la riforma le prevede solo nel caso in cui il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato scorrettezze del magistrato) oltre a eliminare le 25 firme che sono oggi richieste per poter presentare una candidatura alle elezioni dei consiglieri togati del Csm (la riforma già lo prevede, ed ha altresì eliminato anche le liste concorrenti). Un quesito, noto attraverso lo slogan "chi sbaglia paga", mirava a introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati: ad oggi la responsabilità è indiretta, lo Stato dunque risarcisce il cittadino che ha subito un danno ingiusto e poi può rivalersi sul magistrato che ha sbagliato.

Il quesito referendario sulla cannabis legale è stato dichiarato inammissibile. Lo ha annunciato il presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, in conferenza stampa al termine della camera di consiglio. GIudicato inammissibile anche il quesito sulla responsabilità civile dei magistrati.

Le reazioni politiche

Esulta il leader della Lega, Matteo Salvini. "Primi quattro referendum sulla giustizia dichiarati ammissibili - scrive su Twitter - e presto sottoposti a voto popolare: vittoria!".

Stefano Ceccanti, capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali, sottolinea che "il Parlamento nelle prossime settimane è e deve essere in condizione di esaminare in modo più organico e preciso dei quesiti ora dichiarati ammissibili le questioni da essi sollevate: riforma elettorale del Csm, carcerazione preventiva, distinzione delle funzioni. Sul decreto Severino è depositato un testo del Pd per risolvere il problema maggiore, quella della sospensione degli amministratori locali e regionali per sentenze non definitive. È importante che si assuma questa responsabilità, in spirito di dialogo e ascolto reciproco".

"È una bella sveglia per il Parlamento - afferma il senatore Pd Andrea Marcucci -. I temi oggetto dei referendum sono molto importanti per riorganizzare un sistema della giustizia giusta, che serve come non mai in Italia. Mi auguro ci pensi il Parlamento, altrimenti la parola passerà ai cittadini''.

"Il via libera della Corte Costituzionale ad alcuni dei quesiti referendari in materia di giustizia è una notizia positiva", dichiara il senatore di Forza Italia ed ex presidente del Senato Renato Schifani. "L’espressione diretta dei cittadini non può che arricchire la nostra vita democratica. Nel merito - prosegue - alcuni dei quesiti ammessi riguardano temi di estrema rilevanza. Penso alla separazione delle carriere, che è una battaglia storica di Forza Italia: solo attraverso la divisione tra magistratura giudicante e inquirente si potranno definire i contorni della terzietà e dell’indipendenza dei giudici, costituzionalmente sancite".

"La decisione della Corte Costituzionale di ammettere i referendum sulla giustizia è un’ottima notizia per i cittadini - dice Pierantonio Zanettin, deputato e capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia a Montecitorio -. Il populismo giudiziario ha cessato di generare i suoi effetti dannosi ed è maturo il tempo per una storica riforma della Giustizia, in senso garantista. Su almeno due dei quesiti ammessi pende in Parlamento la proposta di Forza Italia: sorteggio (temperato) per l’elezione della componente togata del Csm e separazione delle funzioni tra Pm e Giudice. Siamo pronti già da domani a confrontarci sui temi referendari in tutte le sedi".

"Da oggi i cittadini sono chiamati alle urne - dichiarano Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito Radicale -. Sarà una primavera di liberazione, se gli organi di informazione, a cominciare da quelli del servizio pubblico, non continueranno nella scellerata campagna di evitare dibattiti veri. Se i cittadini saranno informati, da noi e da chi è contrario alla riforma radicale della giustizia, siamo certi che conquisteremo questa riforma.

A chi in Parlamento dopo decenni tra la commistione con la magistratura e il letargo riformista, oggi sente l'effetto stimolo va avvertito che il referendum non è una purga ma un istituto previsto dalla Costituzione. Per il momento grazie a Matteo Salvini e alle 9 regioni che hanno depositato i quesiti per consentire a tutti i cittadini di potersi esprimere (se saranno informati)".

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