"Così andiamo al voto...". Ecco chi trema adesso

Il voto anticipato potrebbe far saltare gli schemi di 5s e Pd. Ecco che cosa può succedere

"Così andiamo al voto...". Ecco chi trema adesso

Ormai è chiaro a tutti: gli esiti della partita del Quirinale determineranno il proseguimento della legislatura o le elezioni anticipate. Quest'ultimo è uno scenario che potrebbe diventare realtà se il premier Mario Draghi dovesse salire al Colle, ma a dirla tutta anche in tal caso si vocifera l'ipotesi della nascita di un nuovo governo per arrivare al capolinea del 2023. La possibilità di tornare alle urne terrorizza soprattutto Partito democratico e Movimento 5 Stelle, in forte difficoltà nel parto di un fronte progressista allargato per battere il centrodestra. Ma non solo: come mai Pd e M5S temono così tanto un'eventuale elezione anticipata nella primavera del prossimo anno?

L'incubo di Pd e M5S

La risposta appare evidente. Nonostante i buoni risultati maturati dai dem nelle elezioni amministrative, a frenare gli entusiasmi è una serie di realtà di fatto inconfutabile: i rapporti con i grillini si fanno sempre più fragili, nel gruppo iniziano a prendere piede i malpancisti e la lotta tra correnti rischia di prendere il sopravvento. Da qui le forti preoccupazioni di Enrico Letta che probabilmente riuscirebbe a portare a casa una buona percentuale, ma che conosce benissimo il timore di perdere rovinosamente contro il centrodestra per le percentuali scarse degli alleati pentastellati.

Gli incubi iniziano a manifestarsi tra le voci nei palazzi. E c'è chi, come Luigi Zanda, non nasconde che la possibilità di elezioni anticipate è reale. Concreta. Altro che fantapolitica. Anche perché al Senato domina il caos, come dimostra il fatto che ieri il governo è stato battuto due volte: Forza Italia, Lega e Italia Viva hanno votato emendamenti su cui l'esecutivo aveva dato parere contrario.

Proprio per questo l'ex capogruppo del Pd al Senato, in un'intervista rilasciata a La Repubblica, ha espresso la sua forte ansia per gli sviluppi politici all'orizzonte: è convinto che se fino alla fine di gennaio a Palazzo Madama si dovessero ripetere fatti come quelli di ieri, vorrebbe dire che dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica "si romperebbe tutto e andremmo di corsa alle elezioni".

Giallorossi ai ferri corti

Non sono mancate reazioni da parte di dem e grillini contro centrodestra e renziani, su cui nutrono dubbi in merito al sostegno al governo guidato da Mario Draghi. Parlare di altri per non guardare in casa propria. Eh sì, perché i giallorossi hanno un sacco di panni sporchi e di questo passo rischiano di mandare in soffitta quel progetto di coalizione allargata da proporre a livello nazionale.

L'ultima defezione si è riscontrata nelle scorse ore. Il nodo riguarda l'indicazione del relatore della manovra: Pd e Liberi e uguali sono compatti nel puntare su Vasco Errani, mentre i 5S non sarebbero d'accordo con questa opzione. Per Zanda rappresenta "un grave errore politico", visto che i grillini hanno una posizione prestigiosa per seguire la legge di bilancio (la presidenza della commissione con Daniele Pesco).

Pd e Leu continueranno dunque a insistere su Errani, rimarcando il concetto che in una coalizione è importante tenere fede alla rotazione degli incarichi parlamentari. Nell'ultimo provvedimento economico i dem hanno avuto uno dei loro come relatore, mentre in quello precedente il relatore era stato dei pentastellati.

C'è chi ci vede una possibile vendetta di Giuseppe Conte, una sorta di scorie della vicenda Rai per cui se la sarebbe presa anche con il Partito democratico.

Ma Zanda auspica non sia così: "Se così fosse sarebbe un autogol". E i grillini di autoreti ne hanno fatte, ma ora rischiano di danneggiare anche gli alleati. Che iniziano a domandarsi se sia davvero conveniente avventurarsi con un gruppo così sfaldato e senza una leadership forte.

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