Così il buonismo sugli immigrati incendia Roma

H ic sunt leones . Qui ci sono i leoni. È quello che scrivevano gli antichi romani sulla mappa del mondo per indicare le terre inesplorate, sconosciute. Quelle di cui non si sapeva nulla, lontane, paurose, selvagge. È quello che i romani dovrebbero scrivere adesso sulle terre alla periferia Est, lungo la strada che porta a Tivoli, là dove c'è Corcolle.

Cosa sappiamo noi di Corcolle? Poco o nulla. È un punto sulla mappa di Roma, metropoli senza più confini, indicato come zona Z. E ci appare come se fosse la fine del mondo. Non sappiamo (...)

(...) cosa significhi stare là, i problemi di chi ci vive, quelli quotidiani, senza retorica, senza belle parole, senza le frasi fatte elettorali sul recupero delle periferie. Non abbiamo mai ascoltato le loro paure. E neppure come ci si arriva.

Poi una sera accade che sulla linea 042 dell'Atac, Elisa, autista del bus, veda arrivare sassi e bottiglie sul finestrino, contro di lei. La scena si ripete per un'altra autista, questa volta sul 508. Allora Corcolle diventa un problema, una questione di sicurezza, un allarme sociale. Perché chi vive a Corcolle ha paura e dice che sono gli extracomunitari ad assaltare i bus: sono violenti, sono ubriachi, sono pericolosi. Corcolle è diventato un centro di accoglienza per i rifugiati. E la convivenza si è fatta difficile. La paura è che l'Atac chiuda le linee. La paura è camminare di sera per strada e essere aggrediti. La paura crea diffidenza. Qualcuno se la prende con gli immigrati e passa alle mani. Non i veri colpevoli, ma i primi che si trova davanti. Qualcuno dice: «Non siamo razzisti, ma provate voi a vivere circondati dai centri di accoglienza». È facile fare i tolleranti bevendo un daiquiri su una terrazza al centro di Roma. Troppo facile. È che siamo tutti bravi a parlare di Mare Nostrum, di rifugiati, di aprire sponde e frontiere. Sappiamo tutto dei diritti dei migranti, ma non ci preoccupiamo più delle esigenze degli italiani. Dobbiamo fare i conti con la realtà. E la realtà è Corcolle. Quel settore Z sulla mappa della grande metropoli di cui non sappiamo nulla. Dove nessun ministro o commissario europeo ha messo piede. Poi dobbiamo fare i conti con l'Austria che vuole ripudiare gli accordi di Schengen e la Germania che ordina: qui i vostri immigrati non devono arrivare.

Allora che si fa, li si manda tutti negli sconosciuti Corcolle d'Italia? Come è successo che abbiamo smesso di conoscere i problemi reali delle città italiane? La risposta spetta a chi ha predicato le porte aperte per poi scrivere « hic sunt leones » nelle nostre periferie metropolitane. Hanno dato un Paese in pasto all'intolleranza. E lo hanno fatto dall'alto delle loro terrazze.

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