"Così il Cremlino si è scoperto vulnerabile. E può essere spinto a trovare un accordo". Intervista a Vincenzo Camporini

Il generale: "Prigozhin il primo a mostrare le falle russe"

"Così il Cremlino si è scoperto vulnerabile. E può essere spinto a trovare un accordo". Intervista a Vincenzo Camporini
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I numeri non mentono. Dopo essere penetrato oltre il confine russo, l'esercito ucraino controlla 82 insediamenti e oltre mille chilometri quadrati di territorio. Un'avanzata rapida ed efficace, che ha sorpreso i russi e che potrebbe essere utile per portarli a più miti consigli durante i prossimi colloqui di pace, come sostiene Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore della Difesa.

Generale, perché gli ucraini hanno compiuto questo attacco?

«Il motivo va ricercato nella volontà di mostrare che la Russia è vulnerabile. E il primo a comprendere questa vulnerabilità doveva essere Vladimir Putin. Per fare ciò bisognava colpirlo nel suo territorio, in modo tale da dimostrare che ciò che sta facendo in Ucraina può diventare un problema anche per lui. Così facendo si può arrivare a un negoziato su basi paritarie».

I russi sono stati lenti nella loro risposta

«È colpa dell'eccessiva confidenza. Pensavano che gli ucraini fossero troppo impegnati a difendersi e non si sono preoccupati di ciò che sarebbe potuto accadere dentro i loro confini».

E le armi italiane che potrebbero essere usate contro la Russia?

«Non sono un problema. Ci troviamo in un conflitto in cui c'è un paese aggressore e uno che si difende. E, per difendersi, Kiev usa tutto ciò che ha a disposizione. Questa difesa comporta anche la necessità di colpire all'interno del territorio russo con le armi che ha in dotazione».

Quanto ha pesato, sull'avanzata in territorio ucraino, il tentato colpo di Stato di Evgenij Prigozhin?

«È chiaro che quella vicenda ha dimostrato che non c'è un presidio puntuale su tutto il territorio russo e che ci sono delle vulnerabilità che si possono sfruttare, come ha fatto l'Ucraina».

La guerra dura da due anni, c'è un modo per uscirne?

«Non bisogna farsi illusioni sulle enormi difficoltà dei russi, che stanno combattendo con grande determinazione e stanno pagando un prezzo carissimo. Un Paese che è all'offensiva e che non si sente minacciato non ha alcun incentivo a trattare una tregua. Nel momento in cui questa offensiva scopre una vulnerabilità, però, le cose possono cambiare in due modi opposti».

Quali?

«O considerare l'azione ucraina come una macchia da cancellare al più presto e che scatena tutte le energie russe contro Kiev o, al contrario, una presa d'atto che le cose rischiano di incancrenirsi e che bisogna trovare una soluzione».

Una volta trovato un accordo, ci si potrà fidare di

Mosca?

«La Russia non ha mai mantenuto nulla di ciò che ha promesso. Se non ha un prezzo alto da pagare, non rispetta mai i propri impegni. Una vera garanzia può venire solo facendo entrare l'Ucraina nella Nato».

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