Gli uomini della Guardia di Finanza, una volta avvistato il peschereccio a quindici miglia dalle coste crotonesi, hanno subito intuito che si trattava di uno degli sbarchi più importanti dell'anno. L'imbarcazione in avvicinamento alla Calabria era infatti molto grande e gremita di migranti.
Quando poi un'unità della Guardia Costiera si è avvicinata, l'impressione è stata confermata. Nel trasbordo dal peschereccio al mezzo dei militari, sono stati contati 456 persone. Tra di loro anche 25 donne e 40 bambini.
La Questura di Crotone ha appurato che il natante è rimasto in mare per almeno otto giorni ed è partito dalla Libia la scorsa settimana. Ma non dalla parte occidentale del Paese nordafricano, quella da cui storicamente salpano la gran parte dei barconi diretti verso le nostre coste, bensì da Tobruck. Ossia dalla regione orientale della Libia vicina al confine con l'Egitto. Una zona da anni controllata dall'uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar.
La mossa di Haftar
La rotta libica dell'immigrazione comprende generalmente le tratte comprese tra la Tripolitania e la Sicilia. Quando si registra un'impennata di partenze dalla Libia, vuol dire che le organizzazioni criminali stanziate attorno la capitale Tripoli hanno ridato impulso ai propri macabri affari.
Salpare dalla zona occidentale del Paese vuol dire impiegare molto meno tempo per raggiungere Lampedusa, la Sicilia oppure una nave Ong operante a largo delle acque libiche. Discorso diverse invece per la Cirenaica. Navigare dalle regioni orientali della Libia verso l'Italia vuol dire stare in mare aperto per tanti giorni.
Nel corso degli anni è stato quindi molto raro annotare sbarchi di natanti partiti da Bengasi o da Tobruck. La ragione però non è sempre stata solo geografica. A controllare le coste dell'est della Libia, come detto, è il generale Haftar.
E lui, dal 2014 in poi, ha sempre propagandato la capacità del suo esercito (il cosiddetto Libyan National Army, Lna) di tenere ordine. Se a Tripoli cioè il territorio dalla caduta di Gheddafi in poi è sempre stato oggetto di schermaglie tra le milizie locali, nell'est invece Haftar ha potuto esibire anche agli occhi della comunità internazionale una certa stabilità.
I trafficanti di esseri umani in questa parte della Libia hanno quindi avuto vita molto più difficile. Come si spiega allora l'arrivo a Crotone di 456 migranti partiti da Tobruck? Le soluzioni sono solo due: Haftar potrebbe aver perso la presa sul “suo” territorio oppure ha dato via libera agli scafisti.
Lo sbarco annotato nelle scorse ore in Calabria non ha rappresentato un caso isolato. Durante la scorsa estate sono stati segnalati altri approdi di natanti provenienti dalla Cirenaica. Mai però si era arrivati a uno sbarco di certe dimensioni.
Considerando che da Bengasi non sono emersi elementi in grado di far percepire un allentamento del controllo di Haftar sull'est della Libia, è quindi lecito pensare che sia stato lo stesso generale ad aver chiuso un occhio sulle attività dei trafficanti. L'uomo forte della Cirenaica cioè potrebbe aver lanciato un chiaro segnale al nuovo governo italiano.
Una sorta di messaggio a Giorgia Meloni, la quale ha nel dossier libico una delle priorità nella sua agenda estera. Haftar in questa fase ha bisogno di un nuovo riconoscimento internazionale. Il fallimento della battaglia da lui lanciata nell'aprile del 2019 per la presa di Tripoli, ha ovviamente ridimensionato le ambizioni del generale. E ora, sfruttando l'arma dell'immigrazione illegale, vorrebbe far notare la sua presenza al nuovo arrivato di Palazzo Chigi.
L'aumento di arrivi di cittadini egiziani
Con l'arrivo di migranti dall'est della Libia, si apre anche un'altra questione. Quella cioè dei rapporti tra Roma e Il Cairo. L'imbarcazione sbarcata nel crotonese è partita da Tobruck, città molto vicina al confine egiziano. Più della metà dei migranti a bordo del peschereccio erano egiziani.
Una circostanza che ha certificato un dato non trascurabile sia per Palazzo Chigi che per il Viminale: nel 2022 c'è stato un forte incremento di sbarchi da parte di cittadini egiziani. Dal primo gennaio a oggi sono stati infatti almeno 17.274 le persone originarie del Paese nordafricano arrivate in Italia. Sono loro a essere in testa in questa speciale classifica, storicamente appannaggio dei tunisini.
C'è quindi forse la necessità di parlare con l'Egitto.
Sabato, come sottolineato da Gianluca Di Feo su Repubblica, il governo de Il Cairo ha stretto un accordo con l'Ue per un programma da 80 milioni di Euro volto a potenziare la sorveglianza dei confini con la Libia. Giorgia Meloni però deve forse ugualmente parlare con il presidente egiziano Al Sisi: è proprio quest'ultimo infatti il principale sponsor internazionale di Haftar.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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