È il fronte del Nord che cambierà la situazione mediorientale, l'attacco plurimo contro gli Hezbollah trasformerà anche la guerra di Gaza, e soprattutto potrebbe finalmente modificare, forse perfino neutralizzare temporaneamente, il disegno strategico dell'Iran di «unire il fronte» per i suoi scopi. Secondo molti analisti sono tre: un grande fronte islamico sciita guidato dai suoi uomini per la conquista del Medioriente e del mondo, incorporando anche una parte sunnita; distruggere Israele; distruggere il potere occidentale, prima di tutto gli Stati Uniti. Una tappa fondamentale è stato il 7 ottobre, quando Sinwar ha scatenato Hamas; avrebbe dovuto chiamare alle armi prima di tutto i sodali più vicini, gli Hezbollah, che infatti dal giorno dopo sono scesi sul campo. Ma debolmente.
Sinwar si era figurato un'invasione territoriale del Sud con svariate roccaforti occupate dai suoi uomini, e lo stesso era stato prefigurato, a breve, per una vasta invasione a Nord da parte degli Hezbollah. Non è avvenuto. Hamas è stato ricacciato dentro Gaza, dove ha poi subito decimazione e distruzione. E per Hezbollah, la scena è in pieno movimento: ieri di nuovo con un'operazione di precisione classica della tradizione dell'Israele pre 7 ottobre, l'Idf ha bombardato gli edifici che Hezbollah aveva trasformato in depositi di armi, le case che nascondevano i missili iraniani pronti al lancio e prima ha chiesto alla popolazione di allontanarsi. Adesso Nasrallah, che negli anni era stato dotato dall'Iran di centinaia di migliaia di missili, non può più contarci, e anche i lanciamissili sono stati distrutti sabato. E questo, dopo che i capi più importanti come Ibrahim Aqil erano stati eliminati venerdì, riuniti per disegnare la grande vendetta all'operazione dei cerca-persone.
Dall'inizio del grande esperimento dell'eliminazione di Israele lo Stato Ebraico dopo la sorpresa ha risposto con tutte le sue forze. Hezbollah all'inizio non ha bombardato anche il Golan, non è arrivato a Haifa, a Safed, a Naharya, voleva cacciare la popolazione israeliana, fare il deserto e preparare l'invasione: ha pagato con il prezzo delle sue armi e dei suoi uomini e del disonore degli attacchi a sorpresa. Anche gli altri proxy iraniani (gli Houthi e gli sciiti in Irak) hanno colpito sporadicamente. E l'Iran che il 13 aprile ha addirittura sfoderato i gioielli della corona, i missili balistici, se li è visti respingere tutti da una coalizione con Arabia Saudita e Giordania.
Ieri un membro della commissione per la sicurezza e la politica estera del Majlis, Ahmad Bakhshayesh Ardestani, ha persino ipotizzato che Ebraihim Raisi forse era stato sorpreso da un'esplosione del suo beeper in elicottero; il corpo d'élite della Guardie Rivoluzionarie ha ordinato a tutti i membri di non usare dispositivi di comunicazione. L'arma migliore del regime, Hezbollah, è rimasta senza leader, senza armi e il suo ruolo di inutile incendiario nella società libanese ora risulta sempre più chiaro. Israele non ha deciso per una guerra in profondità. Vuole che Nasrallah ordini di cessare dagli attacchi al Nord e i suoi cittadini possano tornare. È simile alla richiesta a Sinwar: restituisci tutti i rapiti e parliamo.
Intanto il giornale iraniano ufficiale, Jumhouri e Islami ha pubblicato questo avviso: «Nella corrente situazione, bisognerebbe considerare il passaggio a altri metodi nella guerra contro il regime sionista.. non vuol dire fermarla, ma cambiare...
ci sono elementi che provano a trascinare l'Iran in una guerra diretta col regime sionista, e portare gli Usa al coinvolgimento nella guerra... Adesso l'Iran teme che Israele farà agli Hezbollah quello che ha fatto ad Hamas e si perderà un importante e potente braccio nell'asse dei proxy? Così sembra». Si chiama deterrenza, e forse ricomincia a funzionare.
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