Il tagliafuori dei 5 Stelle sulla Libia è ormai allo scoperto. Da giorni al ministero della Difesa serpeggia il malcontento per la lentezza con cui il governo si è mosso per tutelare gli interessi italiani a Tripoli e tentare di arginare il caos. Tra una parte delle stellette e la ministra Elisabetta Trenta, costretta ad abbracciare la linea pacifista e “disarmata” dei 5 Stelle, non corre buon sangue. E il Giornale aveva svelato il disappunto della Lega per l’assenza della ministra dal dossier, tanto che la Trenta si era recata in Brasile nei giorni in cui scoppiava il conflitto e a Gibuti a ostilità già divampate.
Ora la Trenta esce allo scoperto con una intervista al Corriere della Sera in cui prende evidentemente di mira Matteo Salvini: “Il governo deve rimanere unito e i ministri devono muoversi con intelligenza e compostezza -incalza- Serve avere compostezza, dialogo. E avere testa, non la testa dura”. La stoccata è chiaramente riferita al vicepremier leghista e ai suoi attacchi alla Francia, accusata di essere la vera regista della campagna del generale Haftar per scalzare al Sarraj, l’alleato dell’Italia, da Tripoli. Il ministro parla anche a favore di elettorato 5 Stelle, quando esclude l’invio di altri reparti militari italiani: “Per il momento no. E se qualcuno pensa a un intervento militare italiano in Libia, posso già dire che non esiste”.
I grillini vogliono dettare la linea. E il vertice di ieri a Palazzo Chigi, con la creazione di un “gabinetto di crisi” che affida saldamente la gestione del dossier al premier Giuseppe Conte, appare una mossa incredibilmente tardiva se valutata dal punto di vista operativo. L’idea che Palazzo Chigi crei questo strumento di intervento a crisi divampata da giorni e con le truppe di Haftar arrivate alle porte di Tripoli (e fermate solo grazie all’intervento delle milizie di Misurata) pare ridicola. Ma assume tutto un altro senso se inquadrata per quello che è: un modo per evitare che la partita finisca nelle mani del socio di governo che finora si è dimostrato più intraprendente: la Lega.
Si attendono contromosse. Ieri al vertice non c’era Matteo Salvini, ma era presente il suo vice Giancarlo Giorgetti. E alla Difesa scalpita il sottosegretario Raffaele Volpi, uomo del Carroccio. La Trenta, tra l’altro, ha spostato l’attenzione sul rischio di nuove ondate migratorie.
Mentre Salvini aveva esplicitamente detto di non temerle, ma di essere molto preoccupato per le risorse energetiche gestite dall’Eni, vero bersaglio dell’azione francese. Il governo appare ancora una volta diviso e pronto allo scontro su una questione delicatissima per gli interessi italiani. In Libia non c’è tempo per la campagna elettorale.Twitter: @giuseppemarino_
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