Crocefisso in classe, Fioramonti: "È meglio una cartina del mondo"

Il neo ministro dell'Istruzione: "Assolutamente a favore dello ius culturae". E propone di sostituire il crocifisso con mappe e Costituzione

Crocefisso in classe, Fioramonti: "È meglio una cartina del mondo"

Si dice "assolutamente" favorevole alla cittadinanza facile per i figli degli immigrati e si schiera apertamente contro il crocifisso nelle classi delle scuole italiane. Proposta rispedita al mittente dalla Chiesa che, per bocca di Michele Pennisi, ha fatto sapere che "togliere il crocifisso dalle aule delle nostre scuole darebbe solo manforte a Salvini. L'ex ministro dell'Interno, partendo da qui, farebbe una battaglia contro il governo che, oltre ad aumentare le tasse, lede anche la sensibilità di buona parte degli italiani".

Il neo ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti porta in aula tutta l'ideologia della sinistra. Il diktat è arrivato ieri, dagli studi di Rai Radio1, durante la puntata di Un giorno da pecora, dopo aver dato show mangiando una delle merendine che vorrebbe tanto tassare e mettendosi a suonare l'ukulele (guarda il video).

Con l'asse giallorosso al governo è già partito l'assalto al crocifisso nelle aule delle scuole. Per Fioramonti è "una di quelle questioni divisive che potrebbe attendere", ma non si tira indietro dal dispensare Ia sua "visione della scuola laica" che "dia spazio a tutti i modi di pensare". "Meglio appendere alla parete una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione", scandisce il ministro dell'Istruzione ai microfoni di Un giorno da pecora. La questione del crocifisso in classe è molto sentita in Italia. Lo ammette pure lui. Eppure non si astiene dallo spiegare che, a suo dire, "le scuole non devono rappresentare una sola cultura ma permettere a tutte di esprimersi". E suggerisce di evitare "un'accozzaglia di simboli". "Altrimenti diventa un mercato. Non penso che andrebbe bene - continua - la foto del presidente della Repubblica, credo che nemmeno lui la vorrebbe".

Fioramonti si schiera al fianco dei ragazzini che, sulle orme di Greta Thunberg, lo scorso venerdì hanno manifestato per il clima. Come ha già fatto il premier Giuseppe Conte, anche il neo ministro rivela che, il venerdì prima, suo figlio si trovava alla manifestazione a Berlino. "Lì non c'era bisogno della giustificazione perché la partecipazione è stata organizzata direttamente dalle scuole", spiega su Radio Rai1 dopo che, nei giorni scorsi, aveva invitato le scuole a giustificare tutti quegli alunni che avrebbero deciso di scendere in piazza contro i cambiamenti climatici.

Fioramonti si inserisce nel dibattito sullo ius culturae, la cittadinanza facile ai figli degli immigrati prima dei 18 anni. Ovviamente è favorevole. "Mi sembra una buona idea, sono completamente favorevole", dice a Un giorno da pecora. "Sono convinto che bisogna essere intelligenti con l'integrazione e l'inclusione". Il neo ministro sa molto bene che con il governo gialloverde ancora in sella lo ius culturae non sarebbe mai e poi mai stato possibile. Ora, con l'alleanza tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle, vede la strada percorribile, anche se nella maggioranza sono stati sollevati non pochi dubbi sull'efficacia della misura. Quello della cittadinanza facile agli immigrati è per lui "un tema importante" e "una questione intelligente" che spera possa "trovare spazio" nell'azione di questo esecutivo. "Io sono convinto che non debba essere questa la preoccupazione della politica", argomenta il ministro dell'Istruzione riferendosi al rischio di sollevare un argomento che alle prossime elezioni aiuterebbe la Lega di Matteo Salvini. "La politica - conclude - deve fare quel che serve al paese, nella maniera giusta, e spiegarle".

Lo stesso Salvini è poi intervenuto nella polemica dicendo: "La nostra cultura, la nostra identità, la nostra storia, in ogni ufficio comunale un crocifisso e guai a

chi lo tocca. Soprattutto in una terra come l'Umbria. Ieri sono stato a Cascia e a Norcia e vagli a dire non ci piacciono più Santa Rita e San Benedetto" e bollando Fioramonti come un "ministro da centro sociale".

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