Ma il Cts rimane scettico "Indici di allerta precoce"

Si riapre, ma gli strumenti per evitare che la curva possa riprendere in fretta ancora non sono stati messi in campo mentre le strutture sanitarie sono ancora sotto pressione.

Ma il Cts rimane scettico "Indici di allerta precoce"

Si riapre, ma gli strumenti per evitare che la curva possa riprendere in fretta ancora non sono stati messi in campo mentre le strutture sanitarie sono ancora sotto pressione. Ancora troppo poche le persone vaccinate mentre la capacità di monitoraggio è insufficiente. Il premier Mario Draghi parla di rischio «ragionato», ma è abbastanza evidente che per i tecnici del Comitato tecnico scientifico la conclusione del ragionamento sarebbe stata diversa: meglio non allentare le misure. Ma queste sono scelte che spettano alla politica e dunque ieri in conferenza stampa il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro e il direttore del dipartimento di Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, non hanno potuto fare altro che raccomandare «grande cautela» e maggiore prudenza e attenzione nei comportamenti individuali proprio in vista delle riaperture. Come insegna il caso Sardegna purtroppo passare dal bianco al rosso è questione di pochi giorni.

Al momento restano rosse Puglia e Valle d'Aosta la cui stima dell'incidenza settimanale è sempre sopra i 250 casi per 100 mila abitanti. Anche per la Sardegna ancora un'altra settimana di rosso. La Campania, scesa a 238 casi per 100mila abitanti, torna arancione lunedì.

Rezza pur riconoscendo la legittimità delle scelte della politica che deve mediare «tra la sanità pubblica e i bisogni di individui e comunità» ha sottolineato la necessità di individuare «indicatori di allerta precoce» che siano in grado di bloccare eventuali cluster epidemici prima ancora che esplodano. Ma la discussione sui nuovi indicatori è un processo che vede un confronto con le Regioni non ancora concluso. Tra le ipotesi anche quella di introdurre il numero dei vaccinati.

I dati migliorano ma come ha sottolineato Rezza molto lentamente mentre si conferma «la criticità del sovraccarico diffuso dei servizi assistenziali» con un tasso di occupazione a livello nazionale al sopra della soglia critica sia in terapia intensiva, 39 per cento contro 30, sia in area medica 41 per cento contro 40.

L'Rt è sceso sotto l'1: 0,85 con un range che va da 0,71 a 0,97. L'incidenza media è in lenta diminuzione 182 casi per 100mila abitanti contro i 185 di 7 giorni fa. Comunque ben distante dai 50 ogni 100mila sopra ai quali è impossibile l'identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti.

La curva resiste a causa dell'alta trasmissibilità della variante inglese. Rezza osserva che «verso fine anno si porrà il problema della dose booster», ovvero della necessità di una terza somministrazione. «Si studia quando darla, se darla con lo stesso prodotto o con vaccini diversi o se darla contro lo stesso ceppo, quello originario, o per esempio contro una variante» precisa Rezza. Sul tavolo l'ipotesi di alcune aziende: «Mettere a punto una dose booster diretta contro il ceppo originario, oppure contro la variante sudafricana che dà maggiori problemi di evasione immunologica ed è più pericolosa da questo punto di vista».

Tra le Regioni soltanto la Calabria viene classificata a rischio alto mentre 16 sedici Regioni hanno una classificazione di rischio moderato e uno scenario compatibile con la zona gialla. Ma i dati del bollettino giornaliero restano preoccupanti: 15.

943 nuovi positivi e 429 vittime, in crescita rispetto a due giorni fa quando erano 380. Il tasso di positività scende al 4,86%. Sono 3.366 posti letto in intensiva occupati da pazienti Covid in calo di 51 unità rispetto a ieri, ma con 199 nuovi ingressi. Scendono i ricoveri, meno 844.

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