Dagli steward alla scuola è rivolta sul green pass. E arriva il primo sciopero

Alla Hanon di Torino certificato obbligatorio per la mensa. I sindacati: oggi nessuno lavora

Dagli steward alla scuola è rivolta sul green pass. E arriva il primo sciopero

In sciopero contro il green pass. Perché l'annuncio della Hanon System, un'azienda torinese specializzata in componenti elettronici, di vietare l'accesso alla mensa a chi non ha la certificazione verde, non è piaciuta al sindacato. Ma come, dicono, lavorare in linea senza pass si può e mangiare no? Nulla contro il vaccino, ma così - ritiene Davide Provenzano, leader della Fim Cisl Torino, sulla stessa linea del segretario della Cgil Maurizio Landini- «si discriminano i lavoratori e si viola la loro privacy mettendoli alla gogna davanti ai colleghi senza considerare i motivi per cui qualcuno non si è ancora immunizzato». Risultato: domani i dipendenti alzeranno le braccia per due ore, tutti fuori in anticipo per protesta. Per sollecitare l'azienda ad aspettare i chiarimenti del governo prima di procedere, perché ancora non c'è una normativa che prevede l'uso del certificato nei luoghi di lavoro: «Servono linee guida chiare, non iniziative estemporanee».

È il primo sciopero, ma non la prima protesta. Come prevedibile l'utilizzo del green pass fa discutere. Prendiamo gli steward, per esempio. Per il Viminale tocca a loro controllare il certificato allo stadio o agli spettacoli aperti al pubblico. Ma la categoria non ci sta e chiede che il compito venga affidato ad altri. Loro sono già pochi per controllare i biglietti, non possono di caricarsi di un'altra incombenza. «Noi interverremo solo nei casi in cui sarà necessario esibire il documento di identità. Le società dovranno avvalersi di volontari, come carabinieri e poliziotti in pensione», suggerisce Ferruccio Taroni, presidente dell'associazione nazionale delegati alla sicurezza, che rappresenta la categoria. Altro settore in fermento per l'introduzione dell'obbligo del certificato verde, con relative sanzioni in caso di inadempienza, continua ad essere la scuola, che considera la decisione di adottare il pass per il personale presa «unilateralmente» dal governo. Nonostante l'impegno dell'amministrazione scolastica e dei sindacati a trovare altre soluzioni utili per far ripartire le lezioni in presenza. In soli quattro giorni l'Anief ha raccolto 90mila firme per chiedere la cancellazione dell'obbligo e ora la questione potrebbe finire in Tribunale, perché sono allo studio iniziative legali per chiedere la disapplicazione della norma in contrasto con il regolamento comunitario. Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, cerca di convincere i dubbiosi spiegando che il green pass è «uno strumento a tutela della salute di tutti, non una misura punitiva», e che la vaccinazione è «un elemento fondamentale per il rientro a scuola in sicurezza e in presenza». Ma il personale della scuola è in agitazione: «In una categoria già vaccinata al 90%, il provvedimento assunto sta alimentando forti tensioni, come spesso accade quando si assumono decisioni frettolose e radicali, inadeguate a cogliere la complessità delle situazioni», scrivono in una nota i leader dei vari sindacati, ponendo la questione di tutte le criticità non risolte. «Con un provvedimento sostanzialmente inefficace rispetto alla presenza a scuola di 8 milioni di studenti, si scaricano sui lavoratori tutte le conseguenze di scelte non fatte», dicono. Le perplessità rimangono e rimbalzano anche tra i gestori degli asili nido e degli altri servizi dell'infanzia. Non sanno se l'obbligo riguarda anche loro.

E sul punto lo stesso decreto è poco chiaro, perché i nidi e i servizi per la fascia 0-3 anni non fanno parte del «sistema nazionale di istruzione» (come recita il decreto quando parla dell'obbligo), ma del «sistema nazionale di educazione e istruzione».

Sui controlli del green pass nei ristoranti, nei bar e in tutti gli esercizi dove è richiesto, ieri è intervenuto il leader di Iv, Matteo Renzi: «Bisogna chiarire le regole, i commercianti non possono fare i poliziotti».

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