Daniela, moglie, manager e angelo custode. Ha visto lo scontro: "E ora non lo lascio solo"

Silenziosa e discreta, è stata la prima a soccorrere il marito dopo l'impatto

Daniela, moglie, manager e angelo custode. Ha visto lo scontro: "E ora non lo lascio solo"

Milano «Se tieni duro a volte accadono cose meravigliose...». É il suo motto. Alex Zanardi, tenendo duro, di sfide ne ha vinte tante. Tutte, anche le più difficili. Icona e supereroe per chiunque creda che la sfortuna si accanisca, per chi cerca il coraggio di ripartire, per chi non vuole arrendersi e per chi non cerca alibi, Alex ha spiegato al mondo che «disabile è solo chi ha poca stima di sè...». Un punto fermo. E da lì è cominciato tutto. Anzi è ricominciato. Ora di sfida gliene tocca un'altra e ancora una volta al suo fianco c'è sua moglie Daniela. Molto più di una moglie, la madre di suo figlio Nicolò, la donna che da sempre gli è accanto defilata e discreta, il metronomo di una vita vissuta a cento all'ora, il suo manager perchè conta anche quello. Un amore infinito il loro nato sulle piste di automobilismo, quando Zanardi correva in kart e in F3 e lei si occupava della gestione di alcuni piloti. Una storia felice, coronata dalle nozze nel 1996, di cui Alex qualche anno fa rivelò il segreto: «Prima di tutto, non devi prendere in considerazione alternative- disse in un'intervista- Poi, se la scelta è stata giusta all'origine, è più facile. Noi, un po' alla volta, abbiamo capito che volevamo andare avanti tenendoci per mano e tutte le scelte sono venute di conseguenza...». Ventiquattro anni insieme, Alex è un uomo da copertina, Daniela non ama la luce dei riflettori. Non si vede quasi mai ma c'è. C'è sempre. E c'era anche due giorni fa in quella maledetta discesa sulla provinciale 146 di Pienza in Val D'Orcia. Segue Alex che, con una trentina di amici atleti paralimpici, vuole riunire l'Italia dopo il coronavirus con un Giro che era partito il 12 da Luino e sarebbe dovuto terminare il 28 a Santa Maria di Leuca. Un altro dei suoi progetti e dei suoi sogni che ovviamente lei condivide e sostiene. É dietro di lui quando la sua handbike «impazzisce», è la prima a scendere dall'auto e ad andare a soccorrerlo. «Non lo lascio solo...» dice anche questa volta. E così si ricomincia, un'altra vita ancora dopo quel 15 settembre del 2001 quando, sul circuito del Lausitzring, Alex perse il controllo della sua monoposto e venne centrato a tutta velocità dalla monoposto di Alex Tagliani che gli portò via le gambe. Sembrava finita e invece tutto ricominciò. Con tenacia, con pazienza, con la dedizione e l'amore di una donna che gli ha sempre tenuto la mano. Fu lei allora a spiegargli cos'era successo nello schianto in Formula Cart, a dirgli che non era più in pericolo di vita ma che non aveva più le gambe. Sei settimane in ospedale, sette arresti cardiaci, quindici operazioni poi avevano ripreso la loro vita insieme.

Un'altra vita, le «seconda» come ripete sempre Alex a chi glielo chiede. Ora il destino ancora una volta gli presenta il conto. Sembra il drammatico replay di vent'anni fa e tutti pregano possa essere perfettamente identico per ricominciare un'altra volta. Un'altra volta ancora.

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