Roma. Ucciso da un mix di sedativi ed eroina. È questa l'ipotesi più inquietante ma anche la più accreditata per spiegare la morte assurda dell'attore Libero De Rienzo, 44 anni, trovato cadavere nel corridoio di casa, a Roma, giovedì sera da un amico allarmato dalla moglie.
La cronaca è nota. La donna, la costumista Marcella Mosca, è a Napoli con i loro due figli, di due e sei anni. Non riesce a mettersi in contatto con il marito, chiama disperata un amico di famiglia che ha le chiavi dell'appartamento. Poco dopo le 20 la macabra scoperta. Per il medico legale per De Rienzo, «Picchio», non c'è più nulla da fare, stroncato da un malore, probabilmente da un attacco cardiaco 24 ore prima del ritrovamento. In casa gli inquirenti sequestrano scatole di calmanti e una polvere chiara, non propriamente bianca sottolineano, già spedita ai laboratori del Ris dei carabinieri per le analisi. Molti dubbi, e tutti da sciogliere, per il procuratore Nunzia D'Elia e il sostituto Francesco Minisci che aprono un fascicolo d'indagine, contro ignoti, con l'ipotesi di reato tipica di chi muore per overdose: «Morte come conseguenza di altro reato», ovvero lo spaccio. Ufficialmente uno strumento che serve per compiere tutta una serie di accertamenti tecnici, a cominciare dall'autopsia (domani verrà conferito l'incarico al policlinico Gemelli), all'analisi dei tabulati del suo cellulare. I carabinieri della compagnia San Pietro e della stazione Madonna del Riposo, dal canto loro, setacciano il resto della casa in cerca di elementi utili alle indagini. Nessuna traccia, però, di aghi, siringhe e altro.
Che De Rienzo quella polvere l'abbia fumata? Eroina purissima, classificata dagli esperti con il grado quarto: se il dato verrà confermato dagli esami di laboratorio e dal tossicologico eseguito sulla vittima, scatterà la caccia allo spacciatore. De Rienzo mercoledì notte, poche ore prima della morte, posta su Instagram la foto di un posacenere zeppo di mozziconi. E scrive: «Notte africana. Tanto vale accendersi un fuoco». Proprio da quest'ultimo post sui social l'idea che l'attore di origini partenopee l'eroina possa averla fumata. Uno scenario comunque drammatico ma che spiegherebbe l'assenza di altri strumenti necessari per iniettarsi droga in vena. I familiari avrebbero ammesso agli inquirenti che l'attore, vincitore del David di Donatello nel 2002 per il film «Santa Maradona», in passato aveva avuto a che fare con la droga. Brutte storie superate da tempo però. Chi lo conosceva bene, soprattutto attori e registi con i quali aveva lavorato, lo ricorda per la simpatia travolgente ma anche per una profonda disperazione. Un «male oscuro», per il quale De Rienzo sarebbe stato in cura. Ma pure questo dato non è chiaro. Anche perché, al momento, le indagini sono ferme, in attesa dei referti medico legali e delle analisi di laboratorio. Solo allora verrà eseguito l'esame delle ultime chiamate e messaggi inviati e ricevuti dall'attore per risalire agli eventuali pusher. Certo è che il 44enne era solo in casa, nessuna traccia della presenza di altre persone.
La porta chiusa senza mandate, a pochi metri lui sul pavimento, magari nel tentativo di aprirla e chiedere aiuto ai vicini. «Siamo sconvolti - raccontano i pochi condomini che hanno voglia di parlare -, lo vedevamo tutti i giorni. Una persona solare, sempre gentile e sorridente». Un dolore straziante per tanti.
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