Giudice del lavoro per lavoro. Investigatrice per hobby. Strana parabola quella di Maria Angioni, magistrato sassarese, pm a Marsala all'epoca della scomparsa di Denise Pipitone.
Quando le fu affidato il fascicolo sulla sparizione della bimba, la Angioni, come chi l'aveva preceduta per pochi giorni e chi l'ha seguita negli anni successivi, non cavò un ragno dal buco. Si scontrò con la scarsa esperienza degli addetti alle intercettazioni, con le voci che girano in un piccolo centro e che fanno sì che tutti sappiano di essere intercettati anche se non dovrebbero.
D'altra parte, gli errori non certo solo della pm in quell'indagine si sono moltiplicati. Basti pensare alla clamorosa «perquisizione sbagliata» fatta dai carabinieri il giorno stesso della scomparsa, quando si presentarono alla porta di Anna Corona, ex moglie del padre della piccola, su segnalazione della mamma di Denise. E, appunto, perquisirono da cima a fondo l'appartamento sbagliato, al piano terra della palazzina mentre la Corona abitava al secondo. Dopo nemmeno un anno di lavoro su quel caso che sembrava e sembra irrisolvibile, il pm Angioni a luglio del 2005 lasciò Marsala.
Oggi, 16 anni dopo, è tornata a casa e fa il giudice del lavoro a Sassari. Ma chiunque segua l'infinita vicenda della scomparsa di Denise, Maria Angioni la conosce bene. Perché l'ex pm ha continuato a occuparsi di quella storia, ma «a titolo personale».
Ha raccontato i pasticci di cui è stata testimone, è andata spesso e volentieri in tv, contribuendo a far riaprire le indagini alla procura di Marsala, anche per far luce su stranezze e possibili depistaggi ai quali da titolare del caso aveva assistito.
Ed evidentemente la sovraesposizione mediatica, per lei, non è un problema, se l'ultimo colpo di scena (presunto) sulla sparizione di Denise porta la sua firma.
La bambina, che oggi avrebbe 21 anni, vivrebbe tranquilla all'estero, ignara di quanto le è accaduto nel 2004, sarebbe sposata, benestante e avrebbe una figlia. Notizie clamorose, frutto appunto del lavoro investigativo «in proprio» della stessa ex pm, che ha scelto le telecamere di Storie Italiane per la rivelazione, pur sostenendo di aver già dato informazioni e documenti alla procura e al legale della famiglia di Denise.
L'avvocato, però, ha smentito di aver avuto documenti dalla toga, invitandola anzi alla cautela e mostrandosi scettico. E l'ex pm ha replicato all'appello alla cautela rilanciando quello scoop, stavolta alla Vita in diretta, confermando di aver trovato Denise grazie a ricerche «sul web» compiute insieme a due sue amiche, partendo da persone coinvolte nelle indagini, e legate alla «famiglia allargata» della bambina. Sulla cui identificazione la Angioni non ha dubbi: «O è lei o una (inesistente, ndr) sorella gemella».
Dopo la smentita del legale dei genitori di Denise restano da capire un paio di cose. Intanto se davvero la procura ha ricevuto «posta» dall'ex collega.
E poi perché proprio chi ha denunciato le anomalie dell'indagine (che lei stessa conduceva), oggi sceglie di diffondere le presunte «prove» dell'esistenza in vita di Denise in diretta tv. Aggiungendo alla bolla mediatica del caso, già in perenne «gonfiaggio», un altro po' d'aria.
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