Dipendente da Mosca. L'Italia prepari le alternative

Uno dei principali paradossi della guerra in Ucraina è che, mentre le nazioni dell'Ue impongono sanzioni alla Russia, al tempo stesso continuano a finanziare Mosca con l'acquisto di forniture di gas

Dipendente da Mosca. L'Italia prepari le alternative

Uno dei principali paradossi della guerra in Ucraina è che, mentre le nazioni dell'Ue impongono sanzioni alla Russia, al tempo stesso continuano a finanziare Mosca con l'acquisto di forniture di gas, petrolio e carbone.

Secondo le stime di Simone Tagliapietra del think tank Bruegel, ogni giorno l'Europa versa a Mosca 800 milioni (di cui quasi 80 arrivano dall'Italia). Come ha ricordato Mario Draghi «il 45% del gas che l'Italia importa proviene dalla Russia, in aumento dal 27% di 10 anni fa». Pensare di poter sostituire nel breve l'approvvigionamento di gas russo è un'utopia ma nel frattempo si possono mettere in campo alcune misure per diminuire la dipendenza. Diversificare i fornitori aumentando le importazioni dal Nord Africa (in primis dall'Algeria) e attraverso il Tap (dall'Azerbaigian). In secondo luogo aumentare le estrazioni di gas italiano attraverso le trivellazioni, in particolare nell'Adriatico, inoltre recuperare fonti energetiche tradizionali come le centrali a carbone che sono state dismesse negli ultimi anni per la transizione ecologica. Non a caso, proprio ieri, Frans Timmermans, capo del Green Deal europeo, ha dato via il libera all'utilizzo delle centrali a carbone affermando: «Le cose sono cambiate, la storia ha preso una svolta molto brusca una settimana fa e dobbiamo fare i conti con quel cambiamento storico». Un'altra soluzione prospettata è aumentare l'importazione di gas liquido per esempio dagli Stati Uniti ma è un'ipotesi che si scontra con l'assenza di rigassificatori (gli impianti necessari per convertire il gas liquido) che sono solo due in Italia.

A lungo termine, oltre a incrementare le rinnovabili, è invece necessaria una politica energetica che si basi sulla realizzazione del nuovo gasdotto del Mediterraneo orientale, l'Eastmed, che ci permetterebbe di importare gas da Cipro.

Infine, occorre riaprire il dibattito sul nucleare: i nuovi impianti nucleari sono sicuri e hanno un basso impatto ambientale, continuare ad avere una preclusione ideologica è controproducente anche alla luce del fatto che nazioni a noi confinanti (la Francia su tutte) producono energia elettrica dalle centrali nucleari che poi importiamo in Italia. La lezione che dovremmo imparare dal conflitto è che in un settore strategico come l'energia non possiamo fare a meno di una sovranità anzitutto nazionale, ma perlomeno europea, mentre oggi manca sia l'una sia l'altra.

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