La "dispensa" dei vescovi che fa guerra al virus: uno sguardo per scambiarsi il segno della pace

Ripristinato il rito ma senza stretta di mano: "Anche così si esprime fraternità"

La "dispensa" dei vescovi che fa guerra al virus: uno sguardo per scambiarsi il segno della pace

Ormai siamo abituati a vivere per sottrazione. E anche a pensare per sottrazione. Da dieci mesi viviamo in modalità contactless, come se fossimo tutti carte di credito o, meglio, di debito, pagandoci la vita sottraendoci frammenti di vita. Al supermercato, dal tabaccaio, in edicola, nei luoghi che il virus ha trasformato in non luoghi dove esercitare la nostra diminuita antropologia quotidiana. Ma quando il luogo-non luogo è sacro, la musica, magari diffusa da un organo, cambia?

No, nemmeno lì, nemmeno in chiesa, la musica è diversa. Anche lì il mistero è messo a nudo dalla «carne» negata, sepolta in attesa di resurrezione. «Scambiatevi un segno di pace». Quell'invito dell'officiante che si accoglieva di buon grado, vestiti in ghingheri per i matrimoni, di scuro per i funerali, in tutti gli altri modi nelle comuni domeniche del villaggio globale, molto spesso negli ultimi tempi veniva messo fra parentesi, confinato nel buio della sacrestia. Tra i banchi, vicini ma lontani il giusto, i fedeli dovevano credere alle loro orecchie, in cui risuonava l'omissis emergenziale.

Ma ora la Cei, la Confindustria della Chiesa cattolica, ha deciso di rompere il silenzio, di emanare una direttiva ecumenica sul segno di pace in tempo di guerra al Covid. «Non apparendo opportuno nel contesto liturgico sostituire la stretta di mano o l'abbraccio con il toccarsi con i gomiti - hanno detto i vescovi - in questo tempo può essere sufficiente e più significativo guardarsi negli occhi e augurarsi il dono della pace, accompagnandolo con un semplice inchino del capo». Non siamo a livello di una dispensa papale, tanto meno a quello di un condono laico tipo quelli edilizi, utili a rimpinguare le anemiche casse dello Stato. Siamo, allo stesso tempo, più in basso e più in alto, nell'etere senza frequenze, ma con troppe emergenze. «All'invito Scambiatevi il dono della pace, volgere gli occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino», proseguono, può essere una soluzione, «può esprimere in modo eloquente, sicuro e sensibile, la ricerca del volto dell'altro, per accogliere e scambiare il dono della pace, fondamento di ogni fraternità».

Persino i mangiapreti questa volta

potranno essere d'accordo, persino il Cts non avrà nulla da eccepire. Persino da Lassù, per chi crede che lassù non ci siano soltanto stelle e pianeti, potrà arrivare un cenno d'assenso. Almeno in attesa di tempi migliori.

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