La disperazione di Zelensky: "Nessuno ci aiuta davvero". E accusa Merkel e Sarkozy

Grazie ma non basta. Anche sull'onda dell'orrore scoperto a Bucha, il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky torna a gridare e pretendere aiuto

La disperazione di Zelensky: "Nessuno ci aiuta davvero". E accusa Merkel e Sarkozy

Grazie ma non basta. Anche sull'onda dell'orrore scoperto a Bucha, il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky torna a gridare e pretendere aiuto. Il capo ucraino sì, ringrazia, ma alla Cbs dichiara netto che «gli Stati Uniti non accettano di fornire garanzie di sicurezza nella forma richiesta dall'Ucraina». Certo, Biden una mano la sta dando ma ne servirebbero due: «Non ci hanno dato garanzie di sicurezza. Questo deve essere compreso». Nessuna «garanzia» nemmeno da altri Paesi. Zelensky l'ha già detto: «Serve più coraggio, stiamo vivendo il nostro 11 Settembre tutti i giorni». Vorrebbe chiusura dello spazio aereo, armi più letali, il contrattacco del mondo libero. Il quale però tentenna perché teme la Terza guerra mondiale. Zelensky però ora scuote l'Occidente tutto e lo chiama pure sul banco degli imputati: «L'ex cancelliere tedesco Angela Merkel e l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy vengano a Bucha a vedere cosa hanno compiuto 14 anni di concessioni al governo di Mosca», graffia. Una drammatica richiesta d'aiuto mischiata all'accusa alle ex cancellerie di Parigi e Berlino di aver sostenuto Mosca. Ecco il risultato.

Le immagini atroci di Bucha fanno il giro del mondo e anche le rispettive diplomazie imbracciano il mitra. Segno che la tregua sembra allontanarsi sempre di più. A fronte del commento scandalizzato del capo della diplomazia Usa Antony Blinken, «quelle immagini sono un pugno nello stomaco», il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov giura sfacciato che «L'obiettivo dell'operazione militare in Ucraina sarà raggiunto in pieno».

Più che di negoziati si torna a far parlare i cannoni. Un po' di propaganda e un po' di realpolitik quando Blinken sferza: «Un rovescio spettacolare per la Russia, invasione dell'Ucraina»; spiega alla Cnn: «Avevano tre obiettivi all'inizio: il primo era di assoggettare l'Ucraina e toglierle la sua sovranità e indipendenza, il secondo era affermare la potenza russa e il terzo dividere l'Occidente e la Nato. Su questi tre fronti hanno già perso», assicura. Ma poi ecco la doccia fredda. Quello che sembra essere un ritiro delle truppe russe a Nord - dice assieme al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg - «non è un vero ritiro. Hanno ancora la capacità di seminare la morte e la distruzione in modo massiccio, compresi luoghi come Kiev, con bombardamenti aerei e missili». E ancora: «Non dobbiamo essere troppo ottimisti perché temiamo un potenziale aumento degli attacchi, in particolare nel sud e nell'est». La guerra si intensificherà. E i russi martelleranno di meno a Nord, concentrandosi a Sud.

Mosca tira dritto e lo spavaldo portavoce del Cremlino Peskov assicura che gli «obiettivi saranno raggiunti pienamente». Sul canale Bielorussia 24 spiega: «Il nostro intento è salvare le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk e ripristinare la loro statualità entro i confini del 2014». Peskov ribadisce che «la Russia ha riconosciuto la loro indipendenza. L'operazione è stata avviata su richiesta di queste due Repubbliche».

Poi va al contrattacco anche sulla guerra economica: «Non può esserci un vuoto o un isolamento completo per la Russia, è tecnologicamente impossibile nel mondo moderno, il mondo è molto più grande dell'Europa e la stessa Russia è molto più grande dell'Europa», sottolinea il portavoce.

«Prima o poi l'Europa dovrà dialogare con noi, che Washington lo voglia o meno». E il contrattacco arriva anche sulle sanzioni: «La Russia domanderà pagamenti in rubli anche per le forniture di altri beni, oltre al gas». Lo spazio del dialogo si restringe.

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