Il dovere di disprezzare i carnefici

Per estirpare il male dalla società bisogna concentrare l'attenzione sui carnefici.

Solidarizzare con le vittime è facile ma inutile. Sollecitare la pubblica compassione fa audience ma non cambia le condizioni che hanno reso quella persona una vittima. Per estirpare il male dalla società bisogna concentrare l'attenzione sui carnefici. La giustizia ha il compito di occuparsi del passato, del carnefice che ha già prodotto una vittima. C'è un compito della giustizia, che si occupa del passato, del carnefice che ha già prodotto una vittima. Ma c'è un altro compito, sociale, che guarda avanti e compete ai media e alla politica, che devono smontare, sgretolare la figura del delinquente e annientare il suo contesto agli occhi della pubblica opinione. Biden che definisce Putin un assassino o Draghi che dà del dittatore a Erdogan: sono sfregi all'immagine.

I terroristi rossi sono stati mediamente dei cretini, convinti che uccidendo e gambizzando avrebbero sollevato il popolo. Nessuno ha mai detto loro che non ci sarebbe stata alcuna rivoluzione. Troppo impegnativo politicamente smontare quel mito, sebbene fosse chiaro a tutti che la gente semplicemente se ne fregava di scendere in piazza in armi. Ancor più deliranti quelli neri, invaghiti di immagini eroiche, di guerre mai conosciute eppure ricordate ed evocate. Pulsioni adolescenziali simili a brufoli che in qualcuno, pochi per fortuna, non scomparvero con la maggiore età. Questo andava e andrebbe ripetuto incessantemente, invece di nobilitarli con un'ideologia, con analisi improbabili che non riescono ad atterrare sul suolo della vita semplice e vera. Non meritano rispetto, ma sberleffi. E non meritano di pontificare nei talk show politici.

Non dissimile il discorso per i terroristi islamici, che credono col martirio di andare in paradiso con 72 vergini. Bisogna avere il coraggio di dire che sono mentecatti che credono alle favole, occorre ridere di tali scempiaggini, distruggendo la narrazione con cui attirano altrettanti sciagurati a seguirli. Un male endemico del nostro Paese, la criminalità organizzata, recluta nuove risorse da decenni. Ma non si vedono mai programmi che illustrano quanto disgraziata e disperata sia la loro vita, dai capi-dei-capi ai picciotti. Come dietro ogni Rolex che sfoggiano ci sia una vita umiliata, subumana, degna del nostro disprezzo.

Davanti alle tragedie, preferiamo mettere le vittime sull'altare, che fa tanto coesione e «stringiamci-a-coorte», invece di gettare nella polvere i loro carnefici e ciò che incarnano. Quando dei delinquenti bullizzano un giovane, arrivando ad ucciderlo, mi aspetterei che la loro stessa ed intera esistenza venisse vivisezionata e ridicolizzata, in modo che l'esito della bravata fosse esattamente l'opposto.

Sui manifesti vorrei vedere loro, additati al ludibrio. In modo che le persone perbene possano sentirsi confortate nella scelta di una vita etica. Nessuno vuole emulare una vittima, ma tutti dovremmo essere incoraggiati a prendere le distanze dai carnefici.

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