Dugina celebrata come martire russa. Lavrov: "Nessuna pietà per gli assassini"

Il padre: "Una guerriera, un'eroina". Kiev replica alle accuse sulle responsabilità dell'attentato attaccando gli 007 russi

Dugina celebrata come martire russa. Lavrov: "Nessuna pietà per gli assassini"

«È morta per il popolo, per la Russia», a causa di «un atto di terrorismo del regime nazista ucraino» e ora «abbiamo bisogno solo della vittoria». I funerali di Darya Dugina, uccisa con un'autobomba sabato notte a Mosca, diventano per il Cremlino occasione di aggiungere una nuova pagina alla propaganda, attraverso le parole pronunciate dal padre della vittima, Alexander Dugin, intellettuale dell'estrema destra considerato il cervello del putinismo, ultranazionalista e strenuo sostenitore del conflitto in Ucraina, pur non avendo mai avuto accesso alla stretta cerchia dei collaboratori del presidente. Mentre nella capitale russa, in una sala del centro televisivo Ostankino campeggiava ieri sulla bara il ritratto in bianco e nero della commentatrice pro-regime e duecento persone rendevano omaggio al volto ormai noto dei canali televisivi filo-Cremlino, il capo della diplomazia moscovita Sergei Lavrov non perdeva occasione per augurarsi «che l'indagine si concluda presto» e che «non ci può essere pietà per chi ha organizzato, ordinato ed eseguito» l'attentato.

Tra Mosca e Kiev va in scena il solito copione. Il Cremlino non intende mostrare dubbi sulle responsabilità ucraine e ha già dato un nome e cognome alla presunta responsabile dell'attacco: una donna ucraina di 43 anni, Natalya Vovk, che si sarebbe fatta accompagnare nella missione dalla figlia dodicenne e sarebbe poi fuggita in Estonia. Kiev smentisce categoricamente e sostiene che si sia trattato di una «esecuzione perpetrata dai servizi segreti russi» e che «l'Ucraina non hanno nulla a che fare» con l'attentato (parola del segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale, Oleksii Danilov).

A supportare la tesi ucraina, con un'analisi accurata dei documenti della presunta killer diffusi da Mosca, è il data analyst finlandese Lauri Linnamäe, consulente in comunicazioni strategiche. Che fa a pezzi il lavoro dell'intelligence russa, la Fsb, smascherando ciò che considera un pessimo lavoro svolto con Photoshop. Gli 007 moscoviti hanno diffuso la tessera militare dell'attentatrice, rilasciata nel 2020 con il cognome Shaban, quello del marito, e che proverebbe l'appartenenza al battaglione ultranazionalista Azov dei più strenui ed estremi combattenti ucraini, e nello specifico all'unità militare 3057 della Guardia nazionale ucraina nella quale è inquadrato il reggimento. L'analista-dati Linnamäe mostra come strumenti forensi basici provino che il documento è stato artefatto e quanto tempo è stato impiegato per raggiungere l'obiettivo. Tagli grossolani, errori jpeg, pezzi di pelle il cui colore e allineamento non corrispondono, e ancora sviste marchiane su timbro e sfondo. Linnamäe non è il solo a esprimere dubbi sulla presunta attentatrice. Christo Gorozev, del sito investigativo Bellingcat, si chiede come sarebbe entrata in Russia, visto che gli hacker russi sapevano che la signora Vovk era un membro dell'esercito ucraino già da aprile.

Intanto papà Dugin celebra la figlia come una martire. «Non aveva paura e l'ultima volta che abbiamo parlato al festival culturale mi ha detto: mi sento una guerriera, un'eroina».

Dugin era seduto accanto alla moglie e all'oligarca Kontantin Malofeev, finanziatore della televisione Tsargrad, di cui Dugin era direttore editoriale e su cui la figlia Darya aveva avuto, e avrebbe dovuto riavere, una rubrica. Il suo lavoro si è interrotto con un'autobomba. La propaganda russa continua a viaggiare a pieno regime.

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