Noi ormai facciamo così per orientarci: se una «causa» ha un meme, è una «causa» persa. Ci vuole niente a ridicolizzare il mondo alla velocità di Internet. Ma poi non è solo Internet: sono gli sconti al supermercato, le consegne gratuite, i carissimi, bruttissimi fiori ad ogni angolo della strada, le uscite per sole donne con maschi «all you can eat», cioè gli spogliarellisti come agli addii al celibato tamarri... Quando su un argomento, per quanto serio o delicato o doloroso, iniziano a proliferare slogan, battute, coupon o «immaginette» da social, significa che quell'argomento è, ahinoi, «bruciato». La dignità evapora e senza la dignità non si è più niente. Si diventa materiale da scaffale di autogrill, gadget da drugstore, «legna» da ardere sul fuoco fatuo e rapidissimo di internet. Ora... Provate a contare quante mimose, (tra animate, parlanti, fluorescenti o banalmente gialle) hanno raggiunto nella giornata di ieri (8 marzo) i vostri cellulari, signore. E quante frasi «epiche» (fin troppo epiche) sulle donne, vi sono state inviate nella stessa maniera. Hanno trasformato l'8 marzo nel giorno della retorica di genere, perciò festeggiare le donne significa penalizzarle, «premiarle» significa condannarle alla sotto categoria del successo: come farle sedere al tavolo dei bambini durante una festa organizzata da adulti. Hanno ridicolizzato l'8 marzo, svuotandolo di senso. È diventato un confine, un recinto, quindi una prigione. Dall'omaggio all'oltraggio. L'unica grazia, sarebbe dismetterlo. Abbandonarlo per non sporcarlo più e per smettere di affossarci, festeggiandoci. Ma ciò non toglie che, intanto, li auguri arrivino. Sui cellulari, davanti alla porta, via social. Anche sinceri: da amici e uomini inconsapevoli, da reduci ancora convinti di battaglie che andrebbero sepolte, da benpensanti affettuosi... Allo stesso modo, da Twitter, ne sono arrivati anche da Fabio Fazio: «Oggi è l'8 Marzo, festa della donna. La donna è colei che dà la vita. La guerra è l'esatto contrario. Non si può non pensare a tutte le madri e le mogli straziate per il dolore di questa e di tutte le altre guerre». Non ci sembra, francamente, una riflessione più offensiva di quelle contenute nelle mimose parlanti, più aggressive e crude di quelle dei meme dedicati alle raccolte di frasi di Alda Merini o di Oriana Fallaci... Eppure... le femministe, capitanate dalla giornalista Rula Jebreal, e seguita dalla scrittrice Giulia Blasi, si sono indignate perfino contro il flanelloso Fazio. «Non è una festa, non siamo funzioni della vita degli uomini, e molte donne ucraine in questo momento sono al fronte come combattenti attive» ha detto la Blasi. «Cari giornalisti e presentatori tv vorrei ricordarvi che il miglior modo di celebrare le donne è l'inclusione» ha continuato Rula. Ora, noi comprendiamo il fastidio di essere maneggiate come una categoria protetta (non staremo ad annoiarvi con «e allora perché non esiste una festa dell'uomo?...») e ancor di più il fatto di essere ipocritamente celebrate e invece ridicolizzate e peggio «contenute»... Ma signore... Fabio Fazio... Un uomo che non entrerebbe in conflitto nemmeno a Fortnite sulla Playstation... Perché prendersela con lui? Che di certo ha usato la stessa educazione, la stessa equidistanza, la stessa tinta media, la stessa posizione neutra, lo stesso diplomaticissimo grege che usa per vivere per tingere la sua vita, che ha usato per intervistare il Papa, e per fare tutto il resto che ha fatto da che è Fazio e forse perfino da prima. Ecco: lo stesso modo, lo ha usato per rivolgere gli auguri a tutte le signore del mondo.
E quindi? Perché prendersela con lui? Ora, è vero che tante cose puoi fare a una donna, tranne che annoiarla, e forse la noia è l'unico crimine di cui Fazio potrebbe macchiarsi nei confronti di una donna, ma additarlo di maschilismo per i suoi prudentissimi auguri...
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.