Non solo l'annessione di Groenlandia e Canada, nei piani di Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, ci sarebbe anche la dichiarazione di un'emergenza economica nazionale al fine di introdurre una vasta gamma di dazi universali su partner e rivali commerciali. Secondo quanto riportato dalla Cnn, l'obiettivo sarebbe quello di riequilibrare la bilancia commerciale globale, un tema centrale nella sua campagna per il secondo mandato. Questa iniziativa potrebbe basarsi sull'«International Economic Emergency Powers Act» (Ieepa), una legge che conferisce al presidente ampi poteri per gestire le importazioni in caso di emergenza nazionale. A differenza di altre normative che richiedono di dimostrare che i dazi sono giustificati da motivi di sicurezza nazionale, l'Ieepa non impone criteri stringenti, lasciando maggiore libertà di azione. Già nel 2019 Trump aveva minacciato di applicare questa legge per introdurre tariffe sulle importazioni dal Messico, con lo scopo di ottenere misure più severe contro l'immigrazione irregolare.
Fonti vicine al dossier sottolineano che Trump nutre una particolare predilezione per questa normativa proprio per la sua flessibilità. «Nulla è escluso», ha dichiarato una fonte, evidenziando i dibattiti accesi all'interno del team di transizione sull'opportunità di dichiarare un'emergenza nazionale. Al momento, però, non è stata presa alcuna decisione definitiva.
Le indiscrezioni hanno immediatamente scosso i mercati finanziari. Gli investitori, spinti dalla prospettiva di un aumento dell'incertezza economica, hanno iniziato a puntare sul dollaro, tradizionale bene rifugio (oltreché valuta di un Paese che beneficerebbe di minori deflussi verso l'estero in caso di applicazione dei dazi). Il biglietto verde ha guadagnato terreno contro l'euro e la sterlina, con quest'ultima che è scesa sotto la soglia di 1,23 dollari, toccando i minimi dal 2024. Anche lo yuan cinese ha registrato un calo significativo, segnando i minimi da settembre 2023 contro il dollaro.
Anche i mercati azionari europei hanno reagito negativamente: Parigi a -0,49% e Francoforte a -0,11%, mentre Milano si è distinta con un rialzo dello 0,49%, con l'indice Ftse Mib a 35.108 punti, ai massimi da ottobre. Negli Stati Uniti, invece, Wall Street ha vissuto una seduta volatile, con i principali indici ancora condizionati dai ribassi dei titoli tecnologici e dall'incertezza sulle future mosse della Federal Reserve (in foto il presidente Jerome Powell). Secondo Christopher Waller, componente del consiglio della Fed, i dazi paventati da Trump non dovrebbero avere un impatto significativo sull'inflazione.
L'incertezza non ha risparmiato il mercato delle materie prime. Il petrolio Wti ha perso oltre l'1%, scendendo a 73,5 dollari al barile, influenzato dal rafforzamento del dollaro, mentre il gas naturale è rimasto sotto la soglia psicologica dei 50 euro al megawattora a 45,3 euro.
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