Giro, mi muovo, vedo gente, faccio cose. La calma placida di Mario Draghi, che ha passato la settimana scorsa a Roma tra mille impegni e altrettanti contatti, da Sergio Mattarella in giù. Industriali, amministratori, leader politici vari. Un vero assalto: gli hanno chiesto come sempre opinioni, pareri, suggerimenti, qualcuno pure di scendere in campo. A tutti ha spiegato che ora servono pazienza e lungimiranza. La strada è stretta, si rischia di finire in un fosso.
E i nervi a fior di pelle di Giuseppe Conte, che al solo il nome dell'ex presidente della Bce, con un riflesso pavloviano, si sente mancare il terreno sotto i piedi e perde il controllo. Come l'altra sera in tv, incalzato dalla Gruber che gli domandava come mai, in una crisi così complessa, non avesse domandato consigli a chi se ne intende davvero. Il premier ha storto la bocca, preso aria e provato a cavarsela con una battuta. «Per chiedergli se vuole fare il presidente?». Poi, con il sorriso tirato: «Mah, ci siamo visti anche recentemente, non c'è mai stata la necessità». Eppure i suoi pareri servirebbero, visto che Conte non nasce certo come esperto di finanza pubblica. «Vede - la risposta - se non l'ho cercato non è per spocchia o supponenza, però mi fido di Roberto Gualtieri e degli economisti che lavorano al Mef».
Dunque Conte e Draghi, mesi dopo siamo ancora lì, al gioco dei grandi rivali. Sull'argomento il premier è molto suscettibile anche perché dietro il riavvicinamento di Forza Italia, la stagione del dialogo con il governo in nome dell'interesse nazionale aperta da Silvio Berlusconi, secondo alcuni ci sarebbe proprio Supermario. Draghi potrebbe infatti essere l'uomo giusto per prendere il posto di Mattarella, tra poco più di un anno. Un nome forte, dai solidi agganci internazionali, gradito a Pd e Fi, Vaticano e Washington, capace di mettere al riparo il Paese sul fronte del Recovery Fund. L'ex numero uno di Francoforte ha la stima incondizionata di Giancarlo Giorgetti: il braccio destro di Salvini è tra quelli che lo consultano spesso. Resta l'ostilità dei Cinque stelle, oltre ovviamente alla verifica della disponibilità del diretto interessato. Ma chissà.
Un anno e mezzo è però lunghissimo e può succedere di tutto. Anche che si liberi l'altra poltrona, quella di Palazzo Chigi. Se ne parla da mesi: in caso di implosione del governo giallorosso, Supermario appare l'unico personaggio che può salvare l'Italia dalla bancarotta. Uno scenario che Conte teme davvero, da quando è iniziata la crisi del Covid: infatti in primavera, quando si doveva preparare la fase due delle riaperture, il premier ha consultato tutti tranne chi gli poteva fare ombra. E l'altro giorno è stato Renato Brunetta a rilanciare l'ipotesi di un governo di tutti per gestire il Recovery.
«Mario Draghi è stato voluto da Berlusconi alla presidenza della Bce e ha salvato l'euro e l'Europa. Una figura straordinaria che ha tutte le caratteristiche per salvare anche il Paese». Fantapolitica? Forse, intanto Conte si è innervosito.
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