Ieri lo staff del premier Giuseppe Conte ha escogitato una strategia a suo modo "geniale" e diabolica: date le difficolà del governo in sede europea - uscito letteralmente a pezzi dall'eurogruppo - e le fibrillazioni della stessa maggioranza, l'entourage di Giuseppi ha pensato bene di polarizzare il dibattito politico buttando la palla nel campo degli avversari. Per questo, in riferimento al Mes, ha deciso di scaricare tutta la sua frustrazione sugli avversari politici, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, accusandoli (ingiustamente) di essereveri i padrini del Fondo Salva-stati: una strategia, se si voleva far divampare le polemiche, che pare abbia funzionato, dato che non si è parlato d'altro nelle ultime 24 ore. Come rivela un retroscena di Dagospia, infatti, il problema di Giuseppi non era certo l'opposizione, ma i tormenti della sua stessa maggioranza.
Conte, scrive Dagospia, "aveva alle spalle un pomeriggio di risse con i capidelegazione della maggioranza con un nervosissimo Franceschini che lo pressava di firmare il ‘Mes sanitario senza condizionalità" alla faccia dei cinque stelle. "Mentre il suo acerrimo nemico Di Maio, che per sicurezza aveva scortato il capodelegazione Bonafede e Crimi, lanciava la simpatica idea di fermare i lavori della Tav, tanto per far incazzare ancor di più la Francia". Aggiungete l'uscita di Delrio "che ha invocato la Corona-tax, una patrimonialina da scucire dalle tasche del già tartassato ceto medio che potrebbe racimolare un miliardo e 300 milioni. Prendete tutto questo ed ecco che "avrete lo stato di instabilità emotiva”del Conte Casalino alle 19.30 di ieri". Così, quella che secondo Mattarella doveva essere la sorpresa nell’uovo di Pasqua agli italiani, l’annuncio di Vittorio Colao, il supermanager a capo di una task force per la Ripartenza (Fase 2) e per la Ricostruzione (Fase 3) è letteralmente passata in secondo piano, adombrata dalle durissime polemiche e dagli scontri sui social delle varie fazioni.
Conte in balia dei dissidi interni si scarica sull'opposizione
Come riporta anche Marcello Sorgi su La Stampa, il premier è a capo di una coalizione che appare sempre più sfilacciata. Quello che colpisce, infatti, di questo brusco risveglio della politica e delle polemiche, sono "i movimento interni alla maggioranza giallo-rossa", con "Conte in mezzo e margini di manovra sempre più risicati. Semplificando, nella difficile trattative a livello europeo che ha occupato il primo mese di lockdown" si è "assistito, non solo a un brusco braccio di ferro tra Europa del Nord e del Sud sul tema dei coronabond" ma anche tra l'anima europeista del governo, rappresentata dal ministro delle Finanze Roberto Gualtieri e dal commissario Paolo Gentiloni, e da quella più euroscettica, incarnata da parte dei cinque stelle. A smascherare il bluff di Conte, per la verità, ci aveva già pensato Luigi Marattin (Italia Viva): "Gli Eurobond non sono sul tavolo. Il Mes invece lo è, e senza condizionalità, grazie al lavoro del ministro Gualtieri. Se l'Italia non aveva intenzione di usarlo, perché ha lottato così duramente per eliminare le condizionalità? Non è più il tempo di inseguire i populismi, nè di fare giochetti di comunicazione".
È un premier, dunque, che con la sua sfuriata ha provato innanzitutto a tranquillizzare l'anima più euroscettica della sua coalizione, affermando la sua contrarietà al Mes.
Ma Conte ha preso tempo e il 23 aprile quasi certamente non solo non si si porterà a casa i tanto sbandierati eurobond ma dovrà firmare un accordo che prevede il ricorso al Mes. A quel punto accusare le opposizioni - in maniera peraltro maldestra - non servirà a molto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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