Quando qualche mese fa, interrompendo la mia corsa sotto la ciclabile del Tevere, chiamai Sallusti per dirgli che volevo acquisire i diritti teatrali de Il Sistema, ero consapevole che intorno a questo libro e poi anche alla mia messa in scena si sarebbe aperto un dibattito su un tema così basilare per la tenuta democratica del Paese: quello della Giustizia. Ed infatti le oltre 300mila copie vendute in libreria, e in parte più piccola il successo dello spettacolo che sto portando in tournée in tutta Italia, hanno fatto da apripista ai referendum presentati da Lega e Radicali. Certo sono battaglie che un'area politica porta avanti da anni ma il compito degli artisti e degli intellettuali, soprattutto se non allineati al pensiero unico del politicamente corretto, è proprio quello di indirizzare i partiti verso una visione più ampia dell'Italia, che guardi anche al di là degli interessi di poltrone da piazzare. È in quest'ottica che come fondatore del movimento CulturaIdentità, sto appoggiando la candidatura di Luca Palamara alle suppletive nel collegio di Roma Primavalle alla Camera. Una scelta di realpolitik al di fuori di facili moralismi e inutili rigide chiusure. Palamara con il libro ha scoperchiato il vaso di Pandora di un Sistema che soltanto chi ne ha fatto parte può provare ad abbattere. «Il Sistema è il potere della magistratura che non può essere scalfito, tutti coloro che ci hanno provato vengono abbattuti a colpi di sentenze o magari da un abile cecchino che, alla vigilia di una nomina, fa uscire notizie o intercettazioni sulla vita privata o i legami pericolosi di un magistrato o di un politico». In realtà vediamo che da 30 anni, quando irruppe sulla scena politica la rabbia giustizialista del pool di Mani Pulite, le vittime non sono state solo politici o magistrati ma anche semplici cittadini a cui nessuno risarcirà più una vita infangata da giornali asserviti alle procure e non restituirà una carriera distrutta dal protagonismo di alcuni magistrati attratti solo dalla propria popolarità e dal tintinnare delle manette. Palamara, non rimase mai affascinato solo dall'impatto mediatico di un'inchiesta, ma cercò di capire come funzionava il Sistema di potere all'interno della magistratura per diventarne pedina fondamentale. E siccome «le pedine non sanno di essere parte di una battaglia combattuta da altri» in questa difficile ma decisiva partita a scacchi sarebbe meglio dotarsi di chi conosce la scacchiera utilizzando mosse che possano avvicinarsi allo scacco al Re.
In caso contrario passeremo anni a scrivere articoli o meglio più comodamente a fare post sui social su come la Giustizia in Italia debba cambiare veramente. Il Sistema così, festeggia tranquillamente infischiandosene dei like dei follower. E continua, più che altro, a giocare indisturbato a scacchi sulla pelle degli italiani.
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