Elezioni, il falso mito sul peso degli astenuti

Attribuire con indagini ex-post una preferenza al non-voto diversa da quella uscita dalle urne è una forzatura, un tentativo di accaparrare alla causa persone essenzialmente distaccate e indifferenti, non diverso dal chiedere quale vino piaccia di più a un astemio. È invece assolutamente un falso affermare che un risultato del 30% equivalga al favore del 15% della popolazione

Elezioni, il falso mito sul peso degli astenuti
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Se invece della metà avessero votato tutti i 49,5 milioni di aventi diritto i risultati alle Europee non sarebbero stati diversi. Poi certo, ognuno può sostenere che quelli che non hanno votato fossero tutti o quasi di una certa parte politica, ma questo è lo sport nazionale dei perdenti, ora gli uni ora gli altri, che si approfittano della scarsa conoscenza delle leggi statistiche degli italiani e di chi li informa.

Tecnicamente, per conoscere il voto di una popolazione basta un campione ben selezionato. Su 49,5 milioni, che sono gli aventi diritto, un campione di 16.600 votanti restituirebbe risultati uguali con un margine di errore dello 0,1%. È quanto potrebbe essere diversa, sia in più che in meno, una percentuale espressa dal campione rispetto a quello che ha in testa l'intero universo della popolazione. Non avrebbe salvato i centristi dall'esclusione ma forse avrebbe dato ai 5s la doppia cifra. Questa scienza consente ai sondaggi di avvicinarsi moltissimo ai risultati delle urne, tenendo anche conto che chi risponde a un sondaggio sta dichiarando il voto, che invece è segreto, e che non sta davvero votando ma solo rispondendo a una domanda, ma è un dettaglio.

Però, quanto è valido il campione? C'è in effetti la possibilità che i votanti non riflettano esattamente gli atteggiamenti dell'intera popolazione, gli aventi diritto: si chiama livello di confidenza e con i 16.600 di cui sopra sarebbe del 99%. Per questo alcuni commentatori concludono che sì, avranno pure votato 24,6 milioni e non 16.600, ma no, quelli mancanti avrebbero votato in modo assolutamente diverso. Così vengono fatte analisi per capire come avrebbe votato chi non ha votato. Tuttavia, chi non vota dichiara implicitamente di non essere interessato alla politica e di essere indifferente alla prevalenza di Tizio o di Caio. Questo atteggiamento ha un valore sia statistico che politico.

Pertanto, attribuire con indagini ex-post una preferenza al non-voto diversa da quella uscita dalle urne è una forzatura, un tentativo di accaparrare alla causa persone essenzialmente distaccate e indifferenti, non diverso dal chiedere quale vino piaccia di più a un astemio. È invece assolutamente un falso affermare che un risultato del 30% equivalga al favore del 15% della popolazione.

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