"Esclusi dagli elettori", "E voi dal governo". Nervi tesi tra Pd e Terzo Polo

Calenda annuncia l'Aventino all'inizio del voto sui vicepresidenti al Senato: "Il Pd ha scelto i Cinque Stelle, non ci saremo". E Scalfarotto attacca il Pd: "Parlano di allarme fascismo ma non rispettano i meccanismi di garanzia"

"Esclusi dagli elettori", "E voi dal governo". Nervi tesi tra Pd e Terzo Polo

"A escludere Azione e Italia viva dalle vicepresidenze delle Camere non sono stati né gli accordi né un'entità indistinta, ma gli elettori". È questa la nota caustica che viene fatta trapelare dal Nazareno mentre è in corso al Senato la votazione per eleggere i membri dell’ufficio di presidenza di Palazzo Madama. Voto al quale, come annunciato, il Terzo Polo non ha partecipato. Il leader di Azione, Carlo Calenda, accompagnato da Maria Stella Gelmini, dalla capogruppo di Italia Viva, Raffaella Paita e dal sottosegretario uscente Ivan Scalfarotto, si presenta davanti ai giornalisti in concomitanza con l’apertura della seduta.

"Movimento 5 Stelle e Partito Democratico – ribadisce - hanno fatto un accordo tra di loro per votarsi i loro candidati. Non è particolarmente rilevante il fatto di non avere una vicepresidenza ma è molto rilevante il fatto che non si dia rappresentanza a un’opposizione che ha preso alle elezioni quasi l’8 per cento, che è in continua crescita e soprattutto che è una delle tre opposizioni". "Il Pd – conclude Calenda - ha scelto di ricostruire l’alleanza con il M5S. Noi continueremo la nostra strada per creare un terzo polo rispetto alla sinistra di Pd e M5S e la destra fatta da non si capisce da chi, perché in tutto questo grande caos è andata in pezzi la coalizione di governo".

È Raffaella Paita, poi, a svelare un retroscena sul mancato confronto con i Dem. Nella serata di ieri sarebbe partita una telefonata dal lettiano Marco Meloni al capogruppo di Azione Italia Viva alla Camera, Matteo Richetti. Ma stando alle dichiarazioni rese dal deputato di Azione non ci sarebbero stati margini di trattativa. "Abbiamo dato subito la disponibilità per verificare che condizioni c’erano, ho telefonato io personalmente alla capogruppo al Senato e anche a Meloni per partecipare insieme a Richetti: il risultato è che non ci hanno mai detto dove fosse questo incontro", spiega oggi Paita.

"Evidentemente – conclude - era un bluff. Avevano costruito un accordo molto chiaro tra loro, se lo sono coltivato, pretendevano anche di volerci coinvolgere ma non si capisce in che modo". Per la renziana quello andato in scena oggi è un "fatto gravissimo". Un gesto di "rottura istituzionale". Dopo l’esclusione dalla partita delle vicepresidenze da Montecitorio Richetti rivendica per il Terzo Polo "almeno una delle due presidenze delle commissioni di garanzia". Ma anche su questo Letta sembra non transigere. "No a presidenti conniventi con la maggioranza", avrebbe detto ieri ai suoi a proposito di Copasir e Vigilanza Rai, stando a quanto racconta oggi il Corriere. "Se fossimo esclusi si tratterebbe di un gesto di ulteriore gravità", si limita a commentare Paita. "Tra l’altro – aggiunge - abbiamo già detto che ci interessava l’istituzione di una commissione speciale per il Covid. Esigiamo chiarezza su quella vicenda". In un tweet poi replica al Pd: "L’unica cosa che gli elettori hanno escluso è il Pd dal Governo, grazie alla brillante campagna con gli occhi di tigre. Le figure istituzuonali vanno per definizione a tutte le minoranze, non solo a qualcuna di esse".

"Diciamo che chi ha incentrato la sua campagna elettorale sull’allarme fascismo, Pd e Movimento 5 Stelle, non dimostra una grande sensibilità istituzionale e rispetto ai meccanismi di garanzia", attacca invece Scalfarotto. "Non si tratta di sedi politiche, le presidenze delle Camere servono ad assicurare che i luoghi della rappresentanza popolare vengano gestiti con equilibrio e rispetto delle regole. Il fatto che qualcuno dei giocatori non sia rappresentato – conclude - è oggettivamente molto grave". Non hanno preso parte alla votazione neppure i senatori del gruppo per le Autonomie.

I motivi sono gli stessi: "Pd e 5 stelle hanno deciso di dividersi tutte le cariche nell'ufficio di presidenza destinate alle opposizioni, lasciando fuori tutti gli altri gruppi. È un gesto di chiusura e arroganza, lesivo del pluralismo e del corretto funzionamento della vita parlamentare".

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