Torino A salvarlo dal carcere non sono state le attenuanti, né l'impeccabile difesa di un buon avvocato, ma una mail inviata alla procura che dalla posta in arrivo è passata direttamente al cestino del computer.
È accaduto a Torino, dove un uomo arrestato per maltrattamenti è stato scarcerato perché ormai erano scaduti i termini per fissare l'udienza di convalida. Un caso che ricorda quello, assai più tragico, di Said Mechaquat, il ragazzo di 27 anni di origini marocchine con cittadinanza italiana, accusato di aver ucciso nella zona dei Murazzi torinesi, il commesso di 34 anni Stefano Leo, che avrebbe potuto essere in carcere se non fossero stati commessi ritardi ed errori di notifica da parte della cancelleria della corte d'appello.
Una giustizia malata, che si inceppa per colpa di un clic di troppo, l'eccessivo lavoro dell'ufficio di cancelleria o una pratica che si perde, per due casi giudiziari iniziati entrambi con un arresto per maltrattamenti in famiglia.
Davide Sanfilippo, 50 anni, è stato arrestato il 29 aprile dai carabinieri, intervenuti a casa della madre, di 79 anni, dopo la chiamata al 112 dai vicini di casa, allarmati per aver sentito un violento litigio e delle grida provenire dall'appartamento, in quartiere Barriera di Milano. Non era la prima volta che l'uomo aggrediva l'anziana madre, alzando anche le mani su di lei. Sanfilippo è stato arrestato con l'accusa di maltrattamenti in famiglia. Dal momento in cui sono scattate le manette, è partito l'iter scandito dalle norme del codice di procedura penale, con un calcolo del tempo per attuare le diverse fasi che dall'arresto portano alla convalida o alla liberazione. Secondo la legge, le forze dell'ordine hanno 24 ore per trasmettere la notizia di reato in procura. Ed entro 48 ore dall'arresto il pm deve chiedere al giudice per le indagini preliminari di fissare l'udienza di convalida. Il giudice a quel punto ne ha altre 48 per emettere la sua decisione ma, in questo caso, non c'è stata alcuna udienza, nessun giudice ha potuto valutare se l'arresto era stato oppure no legittimo. Così Sanfilippo, il 2 maggio è stato scarcerato: il pm Antonella Barbera ha emesso un decreto di liberazione per perdita di efficacia dell'arresto. Un atto dovuto, perché inevitabile, come stabilisce la legge.
Sul caso in procura è stata fatta una relazione per capire quale è stato l'ingranaggio che si è inceppato. Ricostruendo la dinamica dei fatti è emerso che i carabinieri hanno trasmesso la notizia di reato via mail alla procura, come doveroso. Poi però è accaduto quello che è stato definito «un problema nello scaricare la posta elettronica» e così quella mail è passata automaticamente nella posta cancellata. Come sia successo non si sa e quando qualcuno se ne è accorto, ormai era troppo tardi e Sanfilippo non poteva che essere scarcerato.
La procura, come già era accaduto per Said Mechaquat, ha cercato di dare una spiegazione. Il giorno dell'arresto di Sanfilippo, in manette sono finite 26 persone e il sostituto procuratore ha dovuto essere avvisato per ognuno di loro per poi provvedere agli atti necessari.
La seconda considerazione che arriva dalla procura, è che si trattava di un giorno a cavallo con il festivo, dato che per gli arrestati del 29, l'udienza di convalida andava sul primo maggio e quindi era presente il normale personale all'ufficio arrestati. E così la comunicazione di Sanfilippo è sfuggito al controllo e il 2 maggio è stato rimesso in libertà.
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