Un ex funzionario dell'intelligence militare israeliana è stato reclutato dal Tatmadaw l'esercito del Myanmar con l'obiettivo di far riscattare i generali agli occhi dell'Occidente dopo il colpo di stato del primo febbraio. Si tratta di Ari Ben-Menashe, un personaggio che negli ultimi decenni è stato al centro di intrighi e misteri, in perfetto stile hollywoodiano. Ex trafficante di armi cosa che lui ha sempre ufficialmente negato in passato sarebbe stato al soldo di Robert Mugabe in Zimbabwe, Denis Sassou Nguesso in Congo, della giunta militare in Sudan, di Khalifa Belqasim Haftar in Libia, dei candidati presidenziali in Venezuela, Tunisia e Kirghizistan. E chissà di chi altro.
Nato a Teheran nel 1951, Ari Ben-Menashe ha lavorato per il governo di Tel Aviv per oltre dieci anni, rivestendo anche il ruolo di consigliere del servizio di sicurezza del primo ministro Yitzhak Shamir. Tra il 1989 e il 1990, con l'accusa di aver tentato di cedere tre aerei da trasporto tattico Lockheed C-130 Hercules di fabbricazione americana all'Iran, nell'ambito dell'affare noto come Iran-Contra, in cui alti funzionari statunitensi vendevano armi alla Repubblica islamica per finanziare una guerra segreta in America Latina, ha scontato quasi un anno di carcere. Poi è stato rilasciato. Secondo la giuria stava eseguendo gli ordini del governo israeliano. Anni prima Ari Ben-Menashe aveva affermato che durante la campagna elettorale del 1980, l'allora candidato alla presidenza Ronald Reagan aveva cospirato con i rivoluzionari iraniani per non far rilasciare i 52 membri dell'ambasciata statunitense presi in ostaggio nel 1979 a Teheran. Nel libro Profits of War: Inside the Secret Us-Israeli Arms Network, dove Ari Ben-Menashe racconta exploit internazionali difficili da verificare, scrive che «il rilascio dei prigionieri prima delle elezioni avrebbe giovato al presidente in carica Jimmy Carter, che gli iraniani e gli israeliani disprezzavano». Poi racconta di aver partecipato ad una riunione a Parigi tra i leader del partito repubblicano statunitense compreso George HW Bush e alti funzionari della Repubblica islamica, per discutere del rilascio. I prigionieri sono stati liberati il 20 gennaio del 1981, proprio in concomitanza con l'inaugurazione del governo Reagan.
Tornando al Myanmar, Ari Ben-Menashe ha confermato l'accordo siglato tra la sua società di consulenza politica Dickens & Madson con sede a Montreal, in Canada e i vertici militari del Paese asiatico. Secondo l'ex uomo dei servizi israeliani, il contratto, che è stato firmato dal generale Mya Tun Oo, il ministro della Difesa nominato dal Tatmadaw, servirà ad «aiutarli a comunicare con gli Stati Uniti e altri Paesi che li hanno fraintesi».
Intanto, mentre continuano le manifestazioni per chiedere il rilascio della Suu Kyi e il rispetto delle elezioni del novembre scorso, le violenze e la repressione delle forze di sicurezza non si fermano. Fino ad ora sono state uccise oltre 60 persone e più di 2mila sono state arrestate. I militari stanno anche cercando di sopprimere la copertura mediatica.
Oltre ad aver fermato decine di giornalisti, la giunta ha revocato le licenze e fatto irruzione negli uffici di diversi media locali tra cui Mizzima, Dvb, Khit Thit Media, Myanmar Now e 7Day News , che in queste settimane hanno fatto vedere al mondo la brutalità dei generali birmani.
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