Londra. Boris Johnson e Ursula von der Leyen si incontrano oggi per fare il punto della situazione sulle negoziazioni in corso tra Londra e Bruxelles sulla relazione economica tra i due blocchi a partire dal primo gennaio del prossimo anno, quando terminerà il periodo di transizione post Brexit. L'ultimo round di colloqui tra le due squadre di negoziatori è finito per l'ennesima volta in uno stallo: da marzo a ieri Barnier e Frost si sono incontrati nove volte, passi avanti sono stati fatti su molteplici fronti ma rimangono ancora delle distanze su due punti critici: la pesca e il regime di sussidi e aiuti di stato che Londra potrà definire in futuro. D'altronde non si può chiedere a due squadre di tecnici, che agiscono all'interno di un mandato preciso definito dai loro referenti il governo di Londra e la Commissione Europea di trovare la quadra di uno stallo che è intrinsecamente politico.
L'incontro di oggi tra Johnson e von der Leyen, inatteso e per questo accolto positivamente da molti commentatori, potrebbe diventare la riedizione della passeggiata dell'ottobre del 2019 tra l'allora primo ministro irlandese Varadkar e lo stesso Johnson. Anche allora le parti erano lontane e una hard Brexit distante poche settimane, la diffidenza e le accuse reciproche lasciavano intravedere pochi spiragli. Una passeggiata a due, senza la compagnia dei collaboratori, un dialogo serrato portarono infine all'accordo. Oggi Londra e Bruxelles si trovano in una situazione simile, come ha ricordato ieri la presidente della Commissione Europea sono stati fatti «progressi in molti campi ma le questioni più difficili sono ancora sul tavolo». In primis la pesca nelle acque territoriali britanniche, questione vitale per le comunità costiere anglo-francesi, di rilevanza totemica per i fautori della Brexit ma di scarso peso economico complessivo. In settimana Londra ha presentato una proposta di mediazione, un periodo di transizione pluriennale con graduale aumento delle quote inglesi a discapito di quelle europee. L'alternativa, senza accordo, è l'impossibilità per i pescherecci europei di continuare a pescare nelle acque britanniche. L'altra questione è quella sugli aiuti di stato e i sussidi all'economia, «una questione di equità» l'ha definita von der Leyen. Londra vorrebbe avere mano libera nel definire la propria politica economica e industriale, l'Ue teme che le imprese inglesi al di fuori delle regole comunitarie possano costituire una concorrenza difficilmente sostenibile per i campioni europei.
Entrambe le parti hanno indicato in ottobre il termine ultimo per raggiungere un accordo. Nelle ultime settimane il parlamento inglese ha discusso la legge sul mercato interno che riscrive alcuni degli accordi sull'Irlanda del Nord contenuti nell'accordo di uscita dall'Ue ratificato a gennaio. Ma il percorso parlamentare della legge è stato indirizzato, volutamente, per concludersi a novembre. Bruxelles a sua volta apre una procedura di infrazione contro Londra, dalle tempistiche indefinite. Segnali di chi si guarda in cagnesco ma che cerca ancora di arrivare a un accordo.
Angela Merkel si è ieri detta ottimista, von der Leyen ha sottolineato la necessità di intensificare i colloqui, il primo ministro olandese ha parlato di necessità geopolitica di trovare un compromesso. È tempo di mettere le carte sul tavolo.
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