Dalle sedi dei partiti ai tribunali, dal web alla piazza. Si surriscalda il clima in Francia dopo il terremoto politico delle elezioni europee del 30 giugno, a diciassette giorni dalle elezioni anticipate per il rinnovo dell'Assemblée Nationale volute da Macron per fronteggiare lo choc elettorale. Non solo finisce nelle aule di giustizia la faida dei neogollisti. I sindacati hanno indetto per il fine settimana grandi manifestazioni di protesta contro l'estrema destra e a favore di «alternative progressiste», sostenendo che «la Repubblica e la democrazia sono in pericolo». Cresce la preoccupazione per la tenuta dell'ordine pubblico a Parigi, dove sono attese fino a 100mila persone. Con il paradosso che, in attesa di una decisione giudiziaria sul caos procedurale nel centrodestra, fra i primi ad aver dato sostegno all'iniziativa c'è proprio il sindacato dei magistrati. Ma alle proteste si uniscono anche gli influencer, 200 dei quali si mobilitano per fare muro contro l'estremismo di destra, tra loro nomi noti come Juliette Katz, Camille & Justine, Swann Perissé, Pomme, Antoine Goretti.
La Francia è in subbuglio. Ma a pagare le conseguenze più pesanti sono i Républicains, gli eredi di De Gaulle, Chirac e Sarkozy. Il tribunale di Parigi deciderà oggi alle 11 sulla legittimità della decisione dell'ufficio politico del partito, che mercoledì ha votato all'unanimità l'espulsione del suo presidente Eric Ciotti, dopo che il leader ha annunciato l'alleanza con l'ultradestra di Marine Le Pen. Ciotti, che ieri pare abbia pranzato con il nuovo alleato, il capolista di Rn Jordan Bardella, ha postato ieri un video dalla sede dei Repubblicani, anche quella ormai contesa, e si è detto pronto «a lavorare per la Francia». Ma i quadri del partito lo considerano un «traditore» e hanno deciso di riunire nuovamente per oggi l'ufficio politico per convalidarne l'espulsione. Secondo Le Monde, Ciotti aveva concordato la sua decisione di unirsi all'ultradestra non solo con Le Pen e Bardella ma anche con l'imprenditore ed editore, Vincent Bolloré, proprietario di CNews, Paris Match, Europe 1 e Le Journal du Dimanche, che da tempo lavora per «un'unione delle destre» e per «la preservazione dell'identità francese». Ciotti e Bolloré - ricorda il quotidiano - si vedono spesso pranzare insieme a Parigi, ogni estate si incontrano nel sud della Francia e alle ultime presidenziali avrebbero sostenuto Eric Zemmour se fosse arrivato al ballottaggio, strappato invece nuovamente, ma senza successo, da Marine Le Pen.
A destra si consuma un'altra frattura, fra Marion Maréchal e Eric Zemmour, leader di Reconquête, che ha espulso la sua capolista dopo la decisione di lei, fresca di seggio a Strasburgo, di fare fronte comune con zia Marine.
A sinistra si chiude l'intesa fra Socialisti, la France Insoumise, Comunisti e Verdi, uniti nel «fronte popolare».
Un «giorno storico», per il leader dell'ultra-gauche Jean-Luc Mélenchon. Ma dall'alleanza si tiene fuori, almeno per ora, Raphaël Glucksmann, leader di Place Publique, artefice della rimonta della sinistra moderata alle europee.
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