Fallisce l’ultima mossa di Conte: 5S nel caos, Draghi mette la fiducia

Fallita la mediazione del ministro D'Incà che aveva chiesto ai capigruppo al Senato di evitare il voto di fiducia ed esaminare i singoli provvedimenti del dl Aiuti. Patuanelli al Giornale.it: "Non drammatizziamo"

Fallisce l’ultima mossa di Conte: 5S nel caos, Draghi mette la fiducia

L’ultimo avvitamento su sé stesso del Movimento 5 Stelle è il tentativo del ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà di evitare il voto di fiducia. La mediazione del ministro, che ieri nell’assemblea congiunta alla Camera si era espresso contro la linea dura dell’Aventino parlamentare avvertendo che così "si rischia di regalare il paese al centrodestra, mettere in difficoltà la coalizione progressista ed essere accusati di mettere a rischio il Pnrr", avviene in mattinata con la convocazione dei capigruppo di maggioranza del Senato.

La mediazione di D'Incà

La proposta era quella di votare articolo per articolo così da non costringere il Movimento ad avallare la norma sul termovalorizzatore, senza però modificare il provvedimento e rimandarne quindi l’approvazione. Una soluzione tecnicamente possibile ma che aprirebbe comunque ad un problema politico non indifferente. Non a caso è proprio da Palazzo Chigi che poco dopo arriva un secco no. La fiducia sarà posta al termine della discussione generale, viene fatto filtrare al termine di un confronto tra il premier Mario Draghi e il ministro grillino. Per qualcuno il premier non sarebbe stato neppure informato del tentativo di evitare la crisi.

Dal ministero smentiscono ma il capogruppo di Italia Viva, Davide Faraone, attacca: "Trovo veramente incredibile che il ministro dei Rapporti con il Parlamento del M5S, all'insaputa del presidente del Consiglio Draghi, convochi i capigruppo di maggioranza al Senato, per chiedere se sono d'accordo a votare il dl Aiuti senza mettere la fiducia, esaminando i singoli emendamenti e mettendo a rischio più di 24 mld di aiuti agli italiani".

Il Movimento perde pezzi

Intanto, il M5S che ormai sembra determinato ad innescare la crisi si spacca sempre di più. Mentre è in corso la discussione a Palazzo Madama la senatrice Cinzia Leone, "frustrata dalle politiche del partito", annuncia il suo addio al Movimento e il passaggio con i "dimaiani". È lo stesso ministro degli Esteri a mettere il dito nella piaga: "Chi subì il Papeete 1 adesso sta facendo il Papeete 2 . È chiaro a tutti che se oggi non votano la fiducia aprono la stagione del Papeete bis. Un marchio che non si toglieranno più. E da loro non accettiamo lezioni di coerenza", ha detto Di Maio durante l'assemblea congiunta di Insieme per il Futuro.

La vicepresidente del Copasir, Federica Dieni, anche lei tra i pentastellati critici sull’Aventino, invoca le dimissioni di Patuanelli. “Voti la fiducia o si dimetta”, scrive su Twitter. "Ma i ministri del movimento si dimettono? – ha aggiunto - O stiamo aprendo una crisi astenendoci dal votare la fiducia con i ministri in carica".

Patuanelli al Giornale.it: "Non drammatizzare quello che sta succedendo"

Il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, però sembra determinato a sposare la linea barricadera di Conte.

"Non abbiamo partecipato al voto in Consiglio dei Ministri, non abbiamo votato alla Camera, al Senato c’è un voto congiunto: noi non mettiamo in discussione la fiducia al governo, semplicemente per coerenza non partecipiamo al voto sul provvedimento, non credo che bisogna drammatizzare quello che sta succedendo", ha detto al Giornale.it stamattina a margine di un evento organizzato da Coldiretti e Philip Morris a Palazzo Rospigliosi a Roma. La stessa posizione espressa in queste ore dal sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia.

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